
Lupi avvelenati in Trentino. Ritrovare un equilibrio tra lupo e uomo senza arrivare a gesti estremi e pericolosi per l’ecosistema.
Intervista a Marco Melosi, Presidente ANMVI Ass. Naz. Medici Veterinari Italiani
Quattro lupi e una volpe morti avvelenati in pochi giorni in Trentino. Episodi gravi che destano grande preoccupazione in quanto si tratta di attività illegali particolarmente subdole, un atteggiamento che denota una fragilità verso la fauna. I lupi si trovavano vicino alla pista ciclabile della zona, alla destra idrografica del fiume Brenta. Il Corpo forestale provinciale pensa già che si tratti di un caso di bocconi avvelenati , tra le più serie minacce per la conservazione del lupo e della fauna in genere. Intanto, le associazioni ambientaliste come Io non ho paura del lupo, Wwf del Trentino, Enpa del Trentino, Lipu sezione Trento hanno parlato senza mezzi termini di “atto illegale che non solo mette a rischio la biodiversità, ma compromette anche la qualità e la sicurezza degli ecosistemi locali”. L’avvelenamento infatti, oltre a causare la morte degli animali direttamente colpiti, rappresenta una minaccia per l’intera catena alimentare e per la salute pubblica, dal momento che la dispersione di sostanze velenose nell’ambiente può infatti avere ripercussioni su altre specie animali, domestiche e selvatiche, nonché sugli esseri umani. Appena lo scorso dicembre, il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento dello status di protezione del lupo, portando la specie da “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta”: una decisione che sicuramente non ha legami diretti con quanto avvenuto ai lupi trentini, ma che sicuramente ha inciso in qualche modo sulla percezione dell’importanza della protezione della specie.
Ne parliamo con Marco Melosi Presidente ANMVI Ass. Naz. Medici Veterinari Italiani.
Perché sembra che si sia sdoganata, più o meno legalmente, la possibilità di eliminare i lupi? Cosa è cambiato?
L’incremento della popolazione ha portato la Comunità Europea a declassificare il lupo da specie faunistica rigorosamente protetta a specie faunistica semplicemente protetta lascia ai singoli Stati la possibilità di intervenire individualmente. Naturalmente la soluzione non può essere quella di raid indiscriminati con bocconi avvelenati, che sono assolutamente vietati e rappresentano un rischio per le altre specie che vivono in quell’area. Per inciso vorrei dare un’informazione che si può rivelare utile. Dal 2022 esiste un App che si chiama “Bocconi avvelenati” realizzata dal Ministero della Salute e dal Centro di referenza nazionale per la medicina veterinaria forense. La App “Bocconi Avvelenati” nasce come evoluzione tecnologica del Portale dedicato agli avvelenamenti dolosi degli animali, realizzato nel 2019 per fornire informazioni su esche e bocconi avvelenati ritrovati sul territorio italiano, attraverso i dati caricati direttamente dai veterinari liberi professionisti, dalle Asl e dagli Istituti Zooprofilattici. Ora questi stessi dati, aggiornati in tempo reale, si possono consultare e utilizzare sullo smartphone, potenziando così le possibilità di intervento dei singoli cittadini sia nelle attività di segnalazione che di monitoraggio. La App fa leva sull’azione collettiva, grazie a chiunque contribuisca con la propria segnalazione a mappare il territorio nazionale. Il cittadino può inviare una foto-segnalazione di esche sospette direttamente alle autorità competente, ricevendo una notifica di riscontro della propria segnalazione.
Per quale ragione i lupi sono così aumentati e si incontrano anche in zone considerate inusuali?
Si calcola che negli ultimi 11 anni la popolazione dei lupi in Europa sia passata da 11 mila a 20 mila. Questo perché hanno trovato maggiore disponibilità di territori da occupare, a causa dello spopolamento delle zone montane e collinari. Con la migrazione dell’essere umano da questi territori, i lupi hanno trovato spazio e cibo. Si alimentano con abbondanza e regolarità grazie alla massiccia presenza di cinghiali e caprioli; la conquista di un territorio e di una riserva alimentare pressoché infinita ha fatto in modo che il loro numero aumentasse in maniera esponenziale.
Che tipo di animale può essere considerato il lupo? Come possiamo definirlo?
Il lupo viene definito il principale super predatore: questo significa che non ha nessuno altro animale sopra di lui, è in cima alla catena alimentare. Un tempo c’era l’uomo che teneva sotto controllo la popolazione dei lupi, per la difesa delle greggi e degli animali da allevamento. Ora non c’è più questo controllo.
Come mai questi lupi sembrano non avere paura dell’uomo? Possibili che siano frutto di un incrocio con un cane normale?
In effetti quelli che è più facile incontrare in giro, possono essere anche ibridi di lupo, cioè lupi incrociati con i cani e quindi molto più confidenti con gli uomini. La cosa interessante è che sono generalmente le femmine del lupo ad accoppiarsi con cani pastore maschi. In questo modo hanno la possibilità di partorire nel bosco e poter allevare cucciolate numerose. Queste nuove nascite portano ovviamente all’espansione del loro areale.
Come comportarsi se ci si trova davanti ad un lupo, magari in gruppo o anche ad uno di questi ibridi?
Intanto non bisogna avere scambi visivi con l’animale, di non guardarli o di incrociare lo sguardo. Non fare movimenti inconsulti, tipo mettersi a correre, ma muoversi lentamente e ignorarli. Mentre sono frequenti le aggressioni ad allevamenti, ovili, pollai e agli stessi animali domestici come cani e gatti, è molto raro che il lupo aggredisca l’uomo perché comunque, il lupo teme l’uomo. Quindi, in un eventuale incontro, mantenere la calma e ignorare l’animale.
Ma l’atteggiamento cambia se si incontra un lupo o un branco?
La caccia con il branco è una prerogativa del lupo ma non esistono segnalazioni che parlino di un uomo o più uomini aggrediti da un branco di lupo.
Quali sono, almeno per gli animali da allevamento o domestici, gli accorgimenti che si possono mettere in campo?
In Svizzera stanno sperimentando un metodo molto interessante. Fanno indossare agli animali che potrebbero essere vittime dei lupi, un collare che sprigiona ferormoni che simulano la presenza di un lupo nei dintorni. Gli altri lupi, appena avvertono questa sostanza si allontano. Un metodo che ha ridotto moltissimo le aggressioni
( vedi anche Inside the Green “Quando è la pecora a travestirsi da lupo”) . Un approccio da incoraggiare.