Ritornano i campi d’erica nella campagna toscana: il recupero di una coltura che aiuta ambiente e artigianato locale.
Intervista di Anna Magli a Marcello Miozzo della cooperativa D.R.E.A.M, coordinatore del progetto.
Grazie al progetto europeo LIFE Granatha, coordinato nel nostro Paese dalla cooperativa D.R.E.AM. ITALIA, l’erica scoparia ritornerà a ripopolare l’area di Pratomagno in Toscana, recuperando gli habitat di alcuni uccelli migratori e facendo ripartire l’antica economia della produzione di setole per la fabbricazione di scope destinate all’igiene di spazi pubblici e privati. Per molte famiglie contadine un tempo questa coltivazione era il piano B in caso di raccolti poveri di altre colture. Una rendita garantita perché dai rami dell’erica si ricavavano setole per le scope che, grazie alle fibre resistenti anche alla polvere più refrattaria, sono ideali per spazzare strade e cortili. Solo nella città di Milano, negli anni ’70, se ne acquistavano circa 150 mila l’anno. Con l’avvento della plastica, dei materiali sintetici e l’abbandono delle campagne, questa lavorazione è stata dismessa così come la coltivazione di erica che ha lasciato spazio al prugnolo selvatico spesso prodromo della nascita delle latifoglie e del bosco. Ne parliamo con Marcello Miozzo, della cooperativa D.R.E.A.M e coordinatore del progetto.
Dottor Miozzo è vero che oltre ai 170 ha previsti per il progetto si sono aggiunti altre terreni donati spontaneamente dagli agricoltori? Come si spiega l’entusiasmo che ha portato a questa donazione?
In effetti, alla superficie che il progetto LIFE Granatha prevedeva inizialmente si sono aggiunti circa 20 ettari che sono stati offerte a titolo gratuito dalle proprietà degli abitanti della montagna del Pratomagno. Come tutti i territori montani dell’Italia appenninica c’è un legame forte che unisce agricoltori e residenti ai valori del paesaggio culturale. Quello degli ericeti è un paesaggio cui molti anziani di questa montagna sono legati sia per il sostegno economico che queste formazioni arbustive hanno dato in passato, sia per la bellezza paesaggistica che solo le brughiere sono in grado di offrire.
Che tipo di scopa viene prodotta e in quale quantità da un ettaro di terreno? Avete già avuto delle ordinazioni?
Al momento è sorta una cooperativa locale che si chiama Cooperativa Granatha che produce due tipologie di scope: la standard che è una scopa a forma conico rotonda e la scopa a coda di lepre che viene tagliata trasversalmente e offre una forma utilissima per lo spazzamento delle strade. I primi ordinativi sono arrivati da poco e vengono dalle cooperative toscane che si occupano della pulizia delle strade per conto delle aree urbane della province di Arezzo, Siena e Grosseto. Si tratta al momento di alcuni migliaia di pezzi per un ordinativo di circa 10.000 euro.
Da dove vengono le piante di edera che daranno il via alla coltivazione? Chi sarà coinvolto nelle colture e quando ci si aspetta il primo raccolto?
L’erica scoparia è una specie spontanea che richiede tuttavia di essere gestita al fine di assicurare una buona densità dell’ericeto e caratteristiche di lunghezza e spessore ideali per la produzione delle scope. In genere un ericeto viene gestito con un taglio da ripetersi ad intervalli di 5 anni.
La cooperativa Granatha è il soggetto che è stato individuato, formato e organizzato per garantire un processo produttivo equo e di qualità. La cooperativa è costituita in buona parte da giovani che vivono nella montagna del Pratomagno.
Dal ritorno dell’erica hanno beneficiato gli artigiani locali ma anche la biodiversità. Quali sono le specie nidificanti che apprezzeranno la rinascita del loro habitat?
L’arbusteto di erica scoparia costituisce una formazione che, grazie anche alla presenza di un’altra ericacea, il brugo (Calluna vulgaris), è considerata habitat di interesse europeo: habitat 4030 – Lande secche europee. E’ un habitat in via di scomparsa a causa della riduzione di quelle azioni come ad esempio il taglio, che ne garantivano la permanenza nel tempo. In un contesto di abbandono gestionale queste lande anche se lentamente, evolvono verso la foresta. La loro importanza risiede nel fatto che in questo habitat vivono in modo esclusivo molte specie che si sono adattate a compiere al suo interno i loro cicli vitali. Una in particolare la Magnanina comune (Sylvia undata) un piccolo passeriforme che è specifico di questi ambienti. A questa specie si aggiungono altre specie più tipiche di ambienti aperti come Averla piccola (Lanius collurio), Calandro (Anthus campestris), Tottavilla (Lullula arborea) e Succiacapre (Caprimulgus europaeus). Questi ambienti sono vitali anche per alcune specie di rapaci quali Albanella minore (Circus pygargus), Biancone (Circaetus gallicus) e Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus).
Il rinnovo di questa coltivazione contribuirà anche a ridurre la produzione di scope di plastica e in sintetico. Ritiene che questo progetto possa generare altri simili esperimenti in altre zone del Paese?
La responsabilizzazione della collettività riguardo alla decarbonizzazione del pianeta dovrebbe inserirsi in ogni processo produttivo e di consumo. Appare davvero incredibile che moltissime realtà che utilizzano scope per spazzamento impieghino in larga parte materiali che sono prodotti in altri continenti e che sono costituiti da materiali di origine petrolifera. Una scopa di plastica ha un costo ambientale molto elevato a causa dell’impatto sull’ambiente e sul clima dovuto al trasporto e dalla necessità anche di smaltimento come rifiuto. La scopa in erica invece viene prodotta localmente, è carbon free ed inoltre il suo smaltimento può essere fatto utilizzandola come materiale combustibile oppure favorendone il degrado in modo naturale.
I prodotti a base di erica, come le scope di LIFE Granatha, hanno caratteristiche tali da poter ricevere elementi premiali attraverso l’adozione degli appalti verdi. Bisogna davvero augurarci tutti che ad esempio le amministrazioni pubbliche che danno in appalto a società e consorzi privati la pulizia delle strade inseriscano delle clausole degli appalti i principi del Green Public Procurement. Solo così si potrà avere un ampliamento di questa esperienza.
Fra gli altri progetti di cui si occupa DREAM, c’è anche quello relativo alla prevenzione e alla gestione degli incendi boschivi anche tramite il Centro di addestramento della Regione Toscana, “La Pineta di Tocchi”. Ci può descrive la tecnica del “fuoco prescritto”?
Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione degli incendi boschivi che si basa dell’impiego del fuoco, applicato in periodi specifici, con modalità controllate e monitorate. L’obiettivo del trattamento del fuoco prescritto è la riduzione della biomassa combustibile naturalmente presente negli ambienti seminaturali in modo da abbassarne la capacità di combustione.
E’ una tecnica che richiede personale specializzato e un sistema di monitoraggio delle condizioni climatiche per garantire un’applicazione non dannosa. Nel corso del progetto LIFE Granatha è stata applicata per trattare 17 ettari di ericeto invaso da specie arboree.
Fra le attività di cui vi occupate ci sono la promozione dello sviluppo rurale sul territorio, l’ingegneria per il territorio, la valorizzazione delle risorse naturali e forestali, l’incentivazione di fonti di energia rinnovabile, la bonifica dei siti inquinati e molto altro. Ci vuole parlare degli ultimi interventi effettuati e di quelli di prossima realizzazione?
Le attività di DREAM Italia sono molteplici, la cooperativa si occupa di progettazione territoriale ambientale basando le proprie azioni su una forte componente di competenze interdisciplinari. Il settore dell’azienda di cui sono responsabile si occupa di progettazione europea, sviluppando azioni mirate alla conservazione della natura, all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. I nostri progetti oltre a sviluppare azioni per migliorare lo stato ambientale del pianeta, mirano al principio di integrazione tra le attività umane e la conservazione della natura e dell’ambiente.
Posso citare ad esempio un progetto LIFE (ShepForBio) che è in questo momento al secondo anno di attività e che mira a migliorare le condizioni ecosistemiche di circa 400 ettari di habitat di prateria nell’appennino tosco-romagnolo attraverso la definizione di modelli di pascolamento in grado di produrre carne, latte e derivati e allo stesso tempo incrementare la biodiversità di questi importantissimi ambienti aperti.