MovetoDiscover: una app ed un social per orientarsi nell’outdoor e nello stile di vita ecosostenibile.
Intervista di Anna Magli
a Manuel Obwegs: fondatore e CEO di MovetoDiscover.
Intervista a Manuel Obwegs: fondatore e CEO di MovetoDiscover, startup che mira a valorizzare e supportare la tutela ambientale attraverso una piattaforma mobile per Sport, Outdoor, City, Social Life. Laureato in economia si è specializzato alla Cambridge Judge Business School in Circular Economy e Sustainability Strategies. É istruttore di sci e pratica snowboard, surf e arrampicata.
Da dove nasce l’idea di MovetoDiscover?
In realtà tutto è nato dalla mia passione per gli sport invernali ma anche per quelli legati al mare. Mi piaceva l’idea che ci fosse un’applicazione in grado di connettere le comunità sportive per fornire informazioni sulle modalità di pratica dello sport, i luoghi, le gare e le occasioni per praticarlo magari in qualche evento particolare. Questa idea si è evoluta, e si sta ancora perfezionando, anche sulla base del mio interesse per la filosofia del fondatore del marchio Patagonia, Yvon Chouinard, la cui missione aziendale è “Realizzare il prodotto migliore, non provocare danni inutili, utilizzare il business per ispirare e implementare soluzioni per la crisi ambientale”. Il nostro obiettivo è quindi usare lo sport, l’attività all’aria aperta per promuovere una consapevolezza ambientale. Fra le iniziative di Chouinard c’è anche la fondazione dell’associazione 1% for the Planet nata per prevenire il greenwashing, certificare le donazioni e creare responsabilità. La certificazione 1% for the Planet viene assegnata alle aziende e ai privati che rispettano un impegno di alto livello: donare l’1% delle vendite annuali o dello stipendio a cause ambientali. La stessa cosa vorremmo farla anche noi con la nostra applicazione. Un’altra fonte d’ispirazione è stata la filosofia di Adriano Olivetti che diceva che un’impresa non ha solo un ruolo fine a se stesso ma anche un ruolo sociale: l’impresa che crea valore per i propri azionisti deve condividerlo con la comunità con cui l’impresa interagisce. Ci deve essere una restituzione del valore alla comunità che accoglie quell’impresa, che vive ed opera nell’ambito di quell’impresa, che partecipa attivamente al suo successo.
Quando hai capito che potevi realizzare qualcosa che traesse ispirazione da questi modelli? Come si è sviluppato il tuo processo creativo?
Sicuramente praticare molti sport mi ha aperto nuovi orizzonti, e creato nuove esigenze. Ho coinvolto un amico di San Vigilio che vive in Finlandia, più altri partner e abbiamo iniziato insieme a creare il concetto base. L’applicazione ha avuto parecchie trasformazioni, fino a quando abbiamo capito di dover integrare in modo più sostanzioso l’aspetto ambientale. L’applicazione si presenta come un social network dove le persone condividono le proprie esperienze con gli altri, promuove il benessere che deriva dal fare sport all’aria aperta e comunica quanto sia importante proteggere tutto quello che ci circonda e che ci procura bellezza e felicità.
A chi si rivolge l’applicazione?
Ci sono tre diverse tipologie di utenti: gli Explorer, che sono le persone che amano fare attività all’aria aperta. Gli Enviro che si occupano in maniera pratica di progetti di tutela ambientale e poi gli utenti Business che offrono servizi che possono essere utili per tutta la comunità outdoor, dal noleggio di bici, alla scuola di roccia, di sci, all’hospitality ecc. Queste tre tipologie formano un ecosistema all’interno dell’applicazione, tre tipologie che interagiscono per fare esperienze comuni, creare eventi, attività e progetti. L’Explorer potrà contare su un’offerta Business adeguata alle sue esigenze. Il Business sarà messo a conoscenza delle iniziative dell’Enviro a cui magari deciderà di prendere parte finanziando una pulizia ambientale a cui parteciperanno anche gli Explorer. L’Explorer che cerca le piste da sci in un certo comprensorio o che organizza le ferrate in una determinata parete o un’attività di plogging potrà interfacciarsi con associazioni sportive o ambientaliste che rispondono alle sue esigenze e magari individuare anche un negozio di articoli sportivi che gli potrà fornire il materiale che gli serve per praticare l’attività. Una forma di networking interessante per tutti i tipi di utenti e sempre a livello sostenibile. Una moltitudine di connessioni e interazioni fra le tre categorie che perseguono l’obiettivo di creare funzionalità nell’applicazione, che permettono alle persone di incontrarsi, usufruire dei servizi, trovare interessi comuni, fare esperienze. Tutto questo usando l’applicazione al minimo, in netta controtendenza rispetto agli altri social media che invece tendono a trattenere l’utente il più possibile sull’applicazione per l’ analisi dati e la pubblicità. La nostra applicazione non si basa su queste prerogative, non raccogliamo dati a fini commerciali e le informazioni disponibili devono fluire, attraverso l’utilizzo di certi filtri che l’applicazione consente, in modo immediato e diretto.
Come si sostiene economicamente l’applicazione?
Come già detto prima, non facciamo l’analisi dei dati ai fini commerciali ma chiediamo ai nostri utenti un contributo. Il costo è di 4,70 al mese, la cui metà va a finire in un fondo dedicato che finanzierà progetti di protezione ambientale. Un concetto di economia circolare ma soprattutto di restituzione alla comunità.
Che aree geografiche coprirà la vostra applicazione?
Abbiamo deciso per un’espansione graduale e controllata partendo da dove tutto ha avuto origine, cioè da San Vigilio di Marebbe. Ci amplieremo sulle Dolomiti e progressivamente su tutto il territorio italiano. In un secondo tempo prenderemo in considerazione Svizzera e Austria proprio perché sono aree dove le attività outdoor sono molto praticate. Non escludiamo anche cluster in giro per il mondo, avendo contatti in Australia e in Sud e Nord America. Progetti che si potranno concretizzare se arriveranno i fondi necessari.
Quali sono le modalità con cui reperite le informazioni messe a disposizione degli utenti?
Sono gli stessi utenti che riempiranno di contenuti l’App. Noi cerchiamo di promuovere una comunicazione molto precisa su quanto riguarda il nostro servizio però poi le informazioni su iniziative ed eventi, i luoghi dove si praticano le attività, vengono segnalati direttamente dall’utente. Per esempio, se un escursionista trova una falesia che ritiene possa essere interessante per chi pratica climbing, segnalerà il luogo, le caratteristiche, la localizzazione e metterà questa informazione, questi luoghi , detti spots, a disposizione degli altri utenti. Vogliamo anche implementare una nuova funzionalità, tramite una mappa, che segnala spots dove sono praticabili i vari tipi di sport. Ci sarà la possibilità di creare degli spots che non sono solo rivolti a un’attività vera e propria ma anche luoghi semplicemente belli da vivere. L’idea è di renderli segreti, non immediatamente disponibili o identificabili: l’applicazione segnalerà agli utenti che in una determinata area ci sono un certo numero di spots segreti e per scoprire dove sono bisogna per forza mettersi in contatto con chi l’ha creato, quindi fare conoscenza con qualcuno del posto ed avere un’interazione umana vera e non solo digitale. Oppure, in alternativa, provare a individuarli con le proprie abilità. É questo il tipo di attività social che l’applicazione vuole promuovere. Qualunque contributo da parte degli utenti sulla segnalazione di luoghi, attività commerciali e iniziative è fondamentale per la crescita dell’applicazione in quanto, in questo specifico momento, non è obiettivo primario dello staff implementare questi contenuti. L’idea che abbiamo è quella di collaborare con sistemi già attivi sul mercato che offrono contenuti già elaborati e pronti per essere utilizzati. Per esempio, sull’App potremo trovare segnalato che in un determinato luogo dell’Appennino emiliano parte la Via degli Dei, ma per acquisire maggiori indicazioni ci sarà la possibilità di cliccare su un link che invece è preposto a dare tutte le informazioni sul percorso.
Sono previsti contenuti che esulano da attività sportive e ambientali, come sagre, presentazione libri, eventi culturali, festival ecc. ?
Assolutamente sì. L’applicazione è molto flessibile ed espandibile. La nostra idea è quella di passare dall’outdoor classico, camminate, sport invernali, attività marine, a un outdoor urbano dove c’è ugualmente una cultura della sostenibilità. Ci sono luoghi dove c’è la possibilità di acquistare cibo sostenibile, luoghi dove si può fare yoga o altre discipline per il benessere, luoghi in città ancora sconosciuti a molti ma che sono belli da vivere. Torno sul concetto di bellezza perché siamo abituati a vederla solo tramite le foto su Instagram, mentre è importante per il nostro benessere viverli di persona questi luoghi, ammirare la bellezza che ci circonda, riconoscerla e preservarla.
Quando sarà pronta l’applicazione?
Al momento abbiamo implementato le funzioni di base per poter interagire con altre persone e creare contenuti solo per l’utente Explorer. Il prossimo step sarà quello di implementare le funzioni per l’utente Enviro e Business. Un altro obiettivo molto prossimo sarà quello che consentirà all’utente di individuare altri amici che stanno facendo determinate attività in un certo luogo e raggiungerli.
Come può un’attività commerciale, un’azienda sostenere l’applicazione e ovviamente farne parte?
E’ un obiettivo che stiamo cercando di organizzare traendo ispirazione da Patagonia, che ha mappato tutte le iniziative ambientali in giro per il mondo con la piattaforma Action Works, che connette persone e organizzazioni che lavorano su questioni ambientali nella stessa comunità , dando la possibilità a chiunque di scoprire e collegarsi con i gruppi di azione e farsi coinvolgere: un po’ quello che fa Viva il Verde. Il nostro social network vuole promuovere quelle sinergie con delle partnership in modo che non sia solo per l’Azienda un modo di fare pubblicità sulla nostra piattaforma ma l’opportunità di creare una collaborazione vera. Un’idea può essere quella di dare visibilità a un’azienda che a sua volta ci aiuta a diffondere la app fra i suoi clienti. Se gli utenti di MovetoDiscover scoprono e acquistano un determinato prodotto sostenibile piuttosto che un altro, questa dinamica è coerente con la nostra filosofia.
Ci sono secondo te aziende che perseguono questa filosofia?
Sì, non sono molte ma sono convinto che esistano. Anzi sono certo che stia per nascere un grande movimento in questa direzione. Siamo un po’ agli albori di questa rivoluzione perché tutta la filosofia green è ancora un po’ viziata dal fatto che è vissuta come un trend, qualcosa che dà un valore aggiunto all’azienda ma non sempre corrisponde alla realtà delle cose. C’è però una minoranza di aziende, come quelle legate a 1% for the Planet, che sostiene nel proprio business model l’idea che nel valore che creano almeno l’1% sia considerato come “tassa ecologica” e destinata alla tutela dell’ambiente.
Qual è la tua idea di economia circolare?
L’economia circolare vera e propria significa non solo creare un prodotto e poi “restituire” all’ambiente quello da cui viene in qualche modo depredato. Secondo me significa creare un prodotto come quello che viene definito “circularity by design”, cioè prodotti e servizi che non hanno più un ciclo di vita con un inizio, una metà e una fine, ma prodotti che possano “essere fatti per essere rifatti”. Un prodotto che quando finisce la sua utilità produce scarti che possono assumere un’altra funzione. Un processo che dà origine a più filiere e quindi genera ulteriore occupazione e lavoro. Il nostro obiettivo è di diventare una “benefit corporation”, cioè integrare nel nostro modello di business una serie di attività e obiettivi che sono rivolti alla tutela ambientale, in tutti i sensi. La tutela ambientale non significa solo fare qualcosa per l’ambiente ma anche creare un habitat di lavoro equilibrato, avere persone che lavorano volentieri e con passione dentro l’azienda. Perché quando le persone sono felici hanno anche la possibilità di riconoscere la bellezza del mondo che le circonda.