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Bologna Montana Art Trail: Emanuela Camacci e Pioggia sonante

Intervista di Anna Magli ad Emanuela Camacci, artista.

“Attraverso un intervento di arte ambientale porto nell’opera i miei pensieri e le mie emozioni, le mie esperienze e sensazioni.”

Emanuela Camacci nata a Roma, si è laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Segue una formazione di arte musiva presso il laboratorio di Costantino Buccolieri, per tre anni.
Ha partecipato a numerose esposizioni temporanee e a interventi artistici di land art in Italia e nel mondo, tra i quali GNAP Italy – Global Nomedic Art Project, 2019. Molte le residenze internazionali, come il Simposio di Scultura a Santiago del Cile del 2017 e il Yatoo International Artist in Residence in Corea del Sud nel 2018. In Italia ha vinto diversi premi e concorsi per opere d’arte in spazi pubblici, come per la caserma dei Vigili del Fuoco Montesacro est a Roma con l’opera “Mani” in travertino romano, o come la scultura “Bolle d’aria” alla collezione permanente della Cantina Produttori Cormòns di Gorizia. Determinante nel suo percorso di ricerca è stata la collaborazione con artisti e professionisti di varie provenienze, esperienze che le hanno offerto l’occasione di vivere la vita con una prospettiva diversa da un punto di vista artistico-intellettuale, e umano.
Il suo linguaggio evocativo è radicato nelle rappresentazioni della vita emozionale, nel legame tra scultura, architettura e ambiente, nell’esplorazione dei limiti e delle possibilità dei vari materiali.
E’ lei l’artista che ha realizzato “Pioggia sonante” per Bologna Montana Art Trail. L’opera è istallata lungo Via della Carrozza, la strada che porta al Parco Archeologico di Monte Bibele (Monterenzio)

Emanuela, dopo la Laurea all’Accademia lei ha seguito una formazione di arte musiva. In cosa consiste?
Il mio è stato un apprendistato, ho imparato le tecniche dell’arte musiva direttamente a bottega, lavorando, come si faceva in passato. Il mio maestro Costantino Buccolieri mi ha avviato a questa pratica partendo da zero, dal taglio manuale delle tessere lapidee, allo studio degli andamenti che caratterizzano questa tecnica, alle diverse possibilità di applicazione che l’arte del mosaico può offrire. La conoscenza delle diverse pietre, mi è stata poi molto utile anche per la scultura.

A quali altri interventi artistici di land art cui ha partecipato in questi anni?
Ho partecipato a diversi eventi di arte ambientale, tra questi il più recente è Rebart a Dettelbach in Germania nel 2022 dove ho lavorato con tronchi di vite espiantata in quanto non più produttiva e filo di ferro sempre proveniente dalle vigne. Li ho realizzato una sorta di rifugio, ispirandomi per la forma alle tante torri medioevali presenti a Dettelbach. Si entra all’interno attraverso un’apertura circolare, che ricorda l’accesso a un nido e si può stare sdraiati a terra ad osservare il cielo. E’ un luogo dove ci si può isolare e raccogliersi.
Un altro intervento artistico nell’autunno del 2022 è stato in Marocco, Flatta Land Art, dove ho lavorato all’interno della pineta della vicina città Al Hoceima, realizzando un’opera illusoria mediante l’utilizzo di rete da pesca che ho trovato al mercato dell’usato e lana rossa che le donne berbere usano per i loro tessuti. Anche qui come per Dettelbach l’intervento è nato direttamente sul luogo, a partire dal posto da individuare, ai materiali che ho poi utilizzato. Oltre a questi, ho partecipato a GNAP Global Nomadic Art Project in Italia ed in Germania, a Silv’arts Festival in Normandia, Francia dove ho realizzato opere effimere, improvvisazioni, prendendo ispirazione dall’ambiente al momento, essendo questo progetto itinerante che cambia di luogo di giorno in giorno.

Cosa intende per rappresentazione della vita emozionale, nel legame tra scultura, architettura e ambiente? Quale è la traccia che unisce questo legame?
La scultura in quanto tridimensionale mi permette di dialogare con lo spazio, con l’ambiente che può essere naturale ma anche urbano. Nello spazio urbano l’interazione è con le architetture presenti, con gli spazi abitati. Quando agisco all’interno di un ambiente naturale, che può essere un campo, un bosco  ma anche un parco il dialogo è con la natura, con un albero, con un ramo o filo d’erba e con gli insetti e animali che abitano quei luoghi. La scultura nel suo essere tridimensionale può divenire essa stessa architettura, può essere abitata e percorsa, toccata. C’è il materiale, l’aspetto tattile e sensoriale che può far nascere nuove emozioni. Attraverso la scultura, o attraverso un intervento di arte ambientale porto nell’opera i miei pensieri e le mie emozioni, le mie esperienze e sensazioni. La traccia è un percorso, il modo di approcciarsi al mondo,  che per mezzo di  forma e materiali dialoga con il luogo, con lo spazio.

Lei ha lavorato e ancora lavora nell’esplorazione dei limiti e delle possibilità dei vari materiali. Quali sono quelli che ha esplorato recentemente e quali le hanno dato più sorprese ed emozioni?
La pietra come il legno e come l’argilla offrono possibilità diverse, e ogni volta è un’esperienza nuova. La pietra ad esempio ha caratteristiche diverse, ogni pietra è a se, per tipologia, per struttura, perle texture che si possono ottenere, e lo stesso vale per il legno, che può variare per durezza, fibra, colore ecc. In relazione al tipo di pietra/legno ecc. so quale tipo di lavoro posso realizzare e quale no. E’ il materiale stesso che me lo suggerisce. L’argilla pure è mutevole e con la cottura cambia, soprattutto se si passa ala colorazione, agli smalti ad esempio. Negli ultimi anni ho sperimentato molto con la pietra che mi ha offerto nuovi orizzonti, nuove combinazioni che mi hanno sorpreso, entusiasmato e che non ho ancora finito di indagare.

Parliamo della sua opera per Bologna Montana  Art Trail, “Pioggia sonante”. Ce la vuole descrivere e spiegare il suo significato?
L’opera trae ispirazione alla visione di un fenomeno naturale: la pioggia. Tintinnante pioggia come espressione di fenomeno fisico, o come visione onirica della natura.
Ho realizzato l’installazione con elementi ceramici in terracotta, delle gocce in terra rossa e bianca sospese tra due alberi per mezzo di un cordoncino sottile.
Le gocce mosse dal vento o dall’uomo, producono un suono tintinnante che richiama il suono della pioggia. L’intenzione è di restituire alla natura la sua voce con l’ausilio di un’installazione scultorea “sonora”.
La mia idea o piuttosto la mia visione ci vuole far riflettere sulla bellezza e l’intensità degli eventi naturali.

Qual è la sua percezione di artista sul  progetto Bologna Montana Art Trail ?
Trovo il progetto unico nel suo genere considerando il coinvolgimento di tanti comuni e di  realtà varie di un territorio molto ampio. Sicuramente è un progetto ambizioso ma che offre nuovi stimoli per le persone che intraprendono il cammino, o in alcuni casi una breve passeggiata. Mentre ero li ad installare l’opera sono passati bikers, camminatori che prevalentemente rimanevano sorpresi ed entusiasti del progetto. Come artista non posso che ritenere il progetto interessante, per la qualità e diversità degli interventi, degli artisti coinvolti e per la scelta dei luoghi interessati ad accogliere le opere. Un grande progetto con immenso respiro e in evoluzione che avvicina l’arte a tutti.

L’artista di Land Art ama relazionarsi con la natura. Possiamo definirlo un artista solitario o ama integrarsi con altri artisti per progetti di più ampio respiro?
Nel mio caso amo lavorare in solitudine in dialogo con il luogo, con l’ambiente circostante, soprattutto se l’opera nasce sul posto e c’è l’aspetto di esplorazione e scoperta dei luoghi, dei materiali e delle forme o interventi da realizzare. Allo stesso tempo si può lavorare in gruppo se c’è un progetto che unisce più artisti e/o soprattutto se si vuole rendere partecipe una parte della popolazione, in tal caso il progetto va pianificato coinvolgendo gli abitanti che abitano quei luoghi. Perciò dipende dal contesto e dal progetto che può essere in solitario o in comune.

A cosa sta lavorando in questo periodo?
Sto proseguendo un percorso che posso definire ciclico, dove recupero gli scarti di lavorazione e con questi o completo l’opera o da questi scarti ne nascono di nuove. A breve andrò in Corea del sud per realizzare un’opera di land art durante la biennale GNAB e li utilizzerò legno e bambù per costruire un rifugio che può essere vissuto, percorso “abitato”.