+39 3533176032
Iscriviti alla newsletter


Unexpected Italy: un’app per visitare un’Italia inedita dei luoghi ancora da scoprire.

Intervista di Anna Magli ad Elisabetta Faggiana, insieme a Savio Losito, fondatrice di Unexpected Italy.

Nel nostro Paese, ma anche nelle località più note d’Europa, si parla sempre più spesso di ‘overtourism’, un fenomeno in crescita che sta diventando un limite per un turismo sostenibile e responsabile. Secondo i dati di Banca d’Italia e Istat, il 70% dei turisti si concentra solo sull’1% del territorio, con città come Roma, Venezia, Firenze, Milano e Napoli che attirano la maggior parte dei visitatori. Questa distribuzione diseguale del turismo crea sovraffollamento nelle mete più celebri, lasciando totalmente inesplorate molte altre località ricche di fascino e storia. Proprio per contrastare questo fenomeno è stata creata una app, dall’idea della startup Unexpected Italy, il cui obiettivo è favorire la distribuzione del flusso turistico in tutto il paese promuovendo mete alternative, autentiche e soprattutto mai precedentemente mappate. Ne parliamo con Elisabetta Faggiana, insieme a Savio Losito, fondatrice di Unexpected Italy.

Come nasce l’idea della App, da quali analisi? L’avevate già sperimentata in un altro progetto?
L’idea prende vita a Londra dalla società inglese Unexpected London, creata con il mio collega Savio Losito per far scoprire la Londra più autentica e locale. Nasce da due esigenze. La prima, il desiderio dei viaggiatori di scoprire i posti più autentici, tipici, inediti, rifugio dalle masse. La seconda, la mente analitica di Savio Losito, mio socio e marito, che è un “mappatore seriale” e da più di 15 anni lavora su questa attività. Non a caso ha più di 60 milioni di visualizzazioni sul suo profilo Google, grazie alla sua passione di analizzare territori, metro quadro per metro quadro, e selezionare quelle realtà che noi per primi, come viaggiatori, vorremmo andare a scoprire. Quello che abbiamo realizzato già a partire dall’esperienza londinese, è ideare un sistema per mettere a punto quei criteri che cerchiamo e che definiscono l’autenticità di un luogo o di un servizio. Trovare davvero l’autenticità, a cui molti aspirano o dichiarano, non è poi così semplice. Durante il lockdown, chiusi in casa a Londra, abbiamo preso atto che il nostro sogno più grande, pur amando Londra, era quello di valorizzare il nostro Paese. Ci sono pochi paesi al mondo come l’Italia, che riescono ancora a mantenere vive determinate tradizioni, dal punto di vista culinario, culturale, naturale e artigianale. Ci piace immaginare una carta geografica in cui ogni comune, ogni provincia, ogni regione emerge e si distingue con i suoi piatti e le sue tradizioni, i mercatini, le sagre. C’è ancora veramente tanto da scoprire e valorizzare. La nostra app nasce con l’obiettivo di permettere ai viaggiatori di trovare questi luoghi non troppo pubblicizzati e conosciuti e di apprezzarne la bellezza e l’autenticità. Così come permette anche di scoprire, all’interno di città dalla forte tradizione turistica, quelle genuinità e quelle attrazioni di nicchia che non sempre vengono promosse o rivelate, permettendo di evitare le tanto temute trappole turistiche. Per portare a frutto questo progetto abbiamo creato una start up innovativa che usa la tecnologia per valorizzare le persone, che sono poi il nostro focus.

Una volta scaricata, quali sono le potenzialità di quest’app? Che cosa consente di fare?
Al momento è ancora in modalità di lancio quindi, temporaneamente gratuita. In futuro ci sarà una parte che rimarrà gratuita ed una parte “premium”. A pagamento. Nella parte gratuita l’utente può già profilarsi e trovare in mappa tutti i posti che sono già stati selezionati con i relativi artigiani, produttori locali, strutture ricettive, sulla cui selezione siamo molto rigidi perché privilegiamo business indipendenti o a conduzione familiare che rispecchino criteri di territorio, sostenibilità, qualità e identità. Oltre a questo c’è anche la mappatura della parte storico-culturale in modo che l’utente abbia già una panoramica di tutto ciò che può vedere e visitare in un certo luogo. Nel servizio attualmente gratuito, ma che poi sarà a pagamento, si può sbloccare il proprio passaporto cittadino, una guida digitale avanzata dove si possono trovare itinerari digitali personalizzabili, una guida eno-gastronomica che seleziona, per ogni zona e per ogni periodo dell’anno, i prodotti locali, i piatti, i vini e le bevande tipici della zona. Una scelta chiaramente a sostegno dei produttori locali e della stagionalità dei prodotti. Completano la app le segnalazioni di eventi del luogo, come sagre, feste paesane, degustazioni ma anche appuntamenti culturali come mostre, concerti ecc. 

Nella vostra mappatura sono presi in considerazione anche luoghi di interesse naturalistico?
Certamente, ovunque andiamo valorizziamo anche l’aspetto naturalistico del luogo. Ultimamente ci siamo concentrati sull’appennino modenese dove abbiamo individuato alcuni percorsi, sentieri e particolarità geologiche da segnalare. In altre aree abbiamo segnalato itinerari che mescolano natura e arte, con sculture all’interno dei boschi. Siamo consapevoli di come molte persone ricercano territori di interesse naturalistico, zone che rappresentano per molti una vera scoperta ed è quindi un valore aggiunto mappare loro e tutte le realtà culturali, storiche, economiche e ricettive che le riguardano.  

Quali sono le regioni, o le province, che nascondono tesori che il turismo deve ancora scoprire, o adeguatamente apprezzare?
Ci sono ancora molte aree non adeguatamente conosciute e valorizzate. Il Friuli, il Molise, la Calabria sono solo alcune delle regioni meno valorizzate, nonostante siano ricche di scenari e luoghi di bellezza e valore storico culturale. Stesso discorso vale per tante città come Vicenza, stretta fra Venezia e Verona che sono da sempre al centro dell’attenzione, Mantova, Piacenza… sono troppe per nominarle tutte. L’Italia è piena di città medio-piccole di una bellezza unica. Città che magari si trovano in un’area a vocazione turistica ma che rimangono in secondo piano mentre i visitatori sono dirottati su altre città. Ed è proprio da questo sbilancio che si generano quelle percentuali che ha diffuso Istat, cioè che il 70% dei turisti si concentra solo sull’1% del territorio. La vera sfida è mantenere un equilibrio in modo da poter valorizzare sempre più i luoghi preservandone però l’integrità per chi ci vive. Siamo per un turismo che quando arriva “chiede il permesso”, un turismo che rispetta e non che pensi di essere il padrone in casa degli altri.  

Un turismo sostenibile…
Noi non parliamo mai di turismo sostenibile perché se vogliamo attrarre viaggiatori, soprattutto dall’estero, è inopportuno usare il termine “sostenibile” in quanto il primo gesto necessario è quello di prendere l’aereo. Parliamo invece di un turismo responsabile che compie determinate scelte su come, quando e con chi viaggiare. Non tutti hanno un mese di tempo per arrivare a destinazione, e penso al viaggio di Greta Thunberg in barca a vela per raggiungere New York… La responsabilità del viaggio è una condizione su cui insistiamo sempre quando andiamo a testare i posti: la sostenibilità sociale e ambientale sono condizioni da cui non vogliamo discostarci. Per noi è importante che si crei una rete solidale che qualifichi, per esempio, un ristorante che compie determinate scelte come, ad esempio, la ricerca e l’acquisto dei vini, dei formaggi, della carne supportando produttori locali che lavorano seguendo una certa etica invece che la grande distribuzione. 

Che ruolo svolgono in questo turismo sostenibile luoghi come le botteghe artigianali, i mulini, le fattorie?
Un ruolo fondamentale. Oltre ad essere startup innovativa, siamo anche una società benefit e la nostra missione è di supportare, tutelare e proteggere gli artigiani, soprattutto quei maestri artigiani che sono in via d’estinzione. Le realtà artigianali sono incluse gratuitamente come profilo avanzato – quello che per altri sarebbe a pagamento – proprio per tutelarli e dare loro ulteriore visibilità. Per noi l’artigianato italiano, tutto quello che è “made in Italy”, è da sempre il cuore pulsante della nostra nazione e continuerà ad esserlo. Stessa cosa vale per altre categorie in estinzione come per esempio i mulini, i forni artigianali, che tendono a scomparire.

Quali sono i criteri di selezione che adottate nelle vostre scelte di strutture ricettive?
Si tratta di strutture medio-piccole, indipendenti a conduzione familiare, che rispettano i nostri criteri: territorialità, cioè quanto rappresenta e promuove il territorio, professionalità, attenzione alle risorse e alle attività commerciali del territorio e, quando possibile, l’accessibilità. Selezioniamo in base allo studio che facciamo del contesto e della realtà in cui si opera, guardando anche a quelle che possono essere future potenzialità, ai progetti che hanno in cantiere, alla disponibilità di rendersi sempre più sostenibili e responsabili.