Quasi amici. L’associazione “Io non ho paura del lupo” ci insegna come coesistere e interagire con la natura selvatica.
Intervista di Anna Magli a
Daniele Ecotti, presidente e socio fondatore dell’associazione
“Io non ho paura del lupo”.
Intervista a Daniele Ecotti, presidente e socio fondatore dell’associazione “Io non ho paura del lupo”. Daniele nasce a Milano e a 21 anni lascia la metropoli per trasferirsi in campagna e diventare contadino e allevatore, prima nel piacentino poi, dal 2010 nel parmense. Una serie di eventi, iniziata con un lupo che uccide i cani di un vicino di casa conoscente, lo porta ad approfondire la conoscenza di questo animale e a studiare la biologia del lupo confrontandosi con i maggiori esperti della materia in Italia. Un’escalation degli attacchi dei lupi ai cani da caccia durante l’attività venatoria greggi della comunità in cui Daniele vive, invece di sollevare rabbia e voglia di vendetta porta Daniele e altri allevatori ad unire le proprie competenze a quelle di persone amanti della natura e ad altre che si occupano per lavoro di ambiente, fino alla costituzione dell’associazione “Io non ho paura del lupo”.
L’Associazione dal 2016 si occupa di raccolta dati ricerca sul campo per quanto riguarda la specie de lupo, con un progetto di ricerca e monitoraggio di questo animale. L’obiettivo è ottenere dati e informazioni sulla specie, raccontando anche la storia dei branchi ma anche di favorire la convivenza fra la fauna selvatica e le attività umane.
Di quale mission vi sentite investiti nel lavoro dell’associazione?
La nostra mission principale è quella di favorire la coesistenza tra la fauna del territorio e le attività umane attraverso una serie di azioni che sono quelle di comunicare informazioni corrette e veritiere, supportate da riferimenti scientifici attendibili. Mettere le persone nelle condizioni di avere conoscenze specifiche per potersi rapportare al selvatico, e al lupo in particolare, in maniera consapevole informata.
Come mai i lupi hanno cambiato atteggiamento nei confronti degli umani, passando da una totale invisibilità in ambienti selvatici a incursioni sempre più frequenti nei territori fortemente antropizzati?
Sicuramente questo è da attribuire a un aumento ripopolamento della specie e quindi ad un maggior presidio in tutto il territorio: si tratta di atteggiamenti che, quando i lupi erano in numero superiori, erano considerati normali . C’è stato recentemente il primo monitoraggio in tutta Italia, della presenza dei lupi che ha voluto proprio rispondere alle domande: quanti lupi ci sono e dove sono. La stima parla di circa 3500 lupi presenti nel nostro paese, con una distribuzione sostanzialmente spalmata su tutto il territorio nazionale.
Naturalmente le zone più selvagge, tutta la dorsale appenninica, registrano la maggiore presenza poiché meno antropizzate. Ciò non toglie che da ormai qualche anno si comincino ad avvistare anche verso zone più collinare e anche di pianura. Ci sono nuclei riproduttivi in pianura padana già da diversi anni.
Esiste un solo tipo di lupo in Italia o ci sono specie diverse?
In Italia è presente una sottospecie denominata Canis lupus italicus, una popolazione che si è originata per la conformazione stessa dell’Italia , una penisola con le Alpi che fanno un po’ da barriera, e per la persecuzione del lupo nei tempi un po’ in tutto il mondo. Questa popolazione si è isolata dal resto dei lupi presenti in Europa ed è diventata una sottospecie attestata anche da analisi genetiche . In realtà una sottospecie che sarà destinata a scomparire grazie a nuovi incroci. Nel 2012, infatti, un lupo, non canis lupus italicus ma un canis lupus di origine balcanica, è arrivato in dispersione qui in Italia, si è unito ad una femmina lupus italicus e ha dato origine ad un primo branco , sulla Alpi orientali in provincia di Verona, dopo quasi un secolo di assenza. Questo fatto è molto positivo perché la variabilità genetica aumenta e si rafforza. Del resto i nostri lupi sono arrivati fino a Spagna, Portogallo, Francia e Germania in dispersione, rafforzando la variabilità genetica delle popolazioni locali e di tutta la specie.
La vostra associazione si chiama “Io non ho paura del lupo”, un messaggio molto chiaro per dire alle persone che non devono aver paura di essere aggrediti. E’ proprio così?
Non è proprio così in realtà. E’ un nome un po’ provocatorio che è stato scelto in un momento di forti tensioni sociali ed allarmismi dovute ad un branco che si era specializzato sulla predazione di cani da caccia alle razzie dei lupi negli allevamenti locali. Il nome va inteso come “io non ho paura di qualcosa che conosco molto bene” e vuole rispondere alle tante inesattezze che si continuano a sentire su questa specie. In realtà il lupo è un carnivoro super predatore ed è potenzialmente pericoloso per le persone così come lo sono molti altri animali domestici e selvatici. Non bisogna avere pura del lupo perché comunque il lupo sono 200 anni che non attacca l’uomo anzi ne sta be alla larga. Avere comunque sempre una specie di timore per tutto ciò che è selvatico, è un atteggiamento che giova a tutti.
Nell’ambito del progetto “I viaggi del lupo” organizzate incontri in zone in cui il lupo ha fatto la sua ricomparsa, cercando di limitare i danni di certe campagne denigratorie ed anche disinformanti. Quali sono le argomentazioni che utilizzate per contrastare queste narrazioni sbagliate?
Cerchiamo di fare una narrazione che racconti il lupo per quello che è. Pertanto, prima di tutto un animale, quindi né buono né cattivo, che svolge il suo ruolo all’interno dell’ecosistema. Supportiamo questa narrazione con le tante immagini che realizziamo nella nostra attività di raccolta dati con le foto trappole .Parliamo dei conflitti che vengono a crearsi con le attività di zootecnia, proprio in funzione della mia pregressa attività di allevatore e di quella ancora in essere di molti soci. Cerchiamo di fare passare una corretta informazione e di formare chi ci ascolta circa le buone pratiche da adottare sia nei confronti del selvatico ma anche verso gli animali domestici, in modo particolare mi riferisco ai cani pastore che proteggono gli animali e che sono ottimi deterrenti alle predazioni dei lupi. Succede, infatti, che spesso gli allevatori hanno problemi generati dall’incontro di questi cani con i fruitori del territorio, come escursionisti o turisti . C’è da dire che spesso queste persone mostrano atteggiamenti sbagliati nei confronti di cani pastore, compiendo azioni che sono vissute dall’animale come provocazioni.
Come comportarsi? Per prima cosa gli allevatori dovrebbero posizionare cartelli in cui si avvisa della presenza dei cani in modo che l’escursionista sa che sta per entrare in una zona presidiata. Se questo non si verifica lo stesso escursionista che sta camminando e sente che ci sono campane da animali al pascolo e vede da lontano che c’è un gregge con dei cani, dovrebbe cercare di non avvicinarsi ma trovare un passaggio alternativo che non metta in allarme i cani. Il cane difende il gregge e anche un escursionista, un runner, uno che passeggia viene identificato come un potenziale pericolo,. Nel caso di incontro è bene fermarsi , non agitarsi magari tirando bastoni o sassi ai cani, non gridare ma rimanere calmi e tranquilli perché è l’unico modo per trasmettere al cane il messaggio che non si rappresenta un pericolo. Con questa modalità il cane ritorna sulle sue postazioni di difesa e l’escursionista può proseguire il cammino. Ovviamente è importante non avvicinare e dar da mangiare agli animali al pascol , cercare di accarezzarli, farsi selfie: tutte azioni che verrebbero interpretate dal cane come un pericolo su cui intervenire.
E se invece durante in un’escursione in un bosco magari, si incontra un lupo?
Intanto sarebbe una gran fortuna, te lo dico in quanto sarebbe il sogno di ogni osservatore. Gli incontri con uno o più lupi sono davvero rari se si è a piedi perché i lupi sono animali che hanno i sensi molto acuti e fanno di tutto per evitare l’uomo.. Se dovesse capitare i comportamenti da adottare variano dal tipo di razione che ha l’uomo. Se uno ha paura o è a disagio, battendo le mani, alzando la voce, i lupi si allontanano. Se questi incontri si verificano è solo perché il lupo non si è accorto della presenza umana, non ha sentito ed è stato a sua volta sorpreso. Se invece non si ha paura, basta restare fermi e in silenzio e ci si gode la grande fortuna di un incontro ravvicinato. In nessun caso bisogna scappare o mettersi a correre ma rimanere calmi e tranquilli e allontanarsi in modo composto.
In questi incontri informativi quali sono i principali timori che vengono espressi? Esiste anche una sezione dedicata alla didattica?
Abbiamo una serie di presentazioni, calibrate sia per adulto sia per i bambini, con la stessa sostanza che viene esposta con modalità diversa a seconda del pubblico . Con i bambini facciamo per esempio incontri più brevi favorendo magari attività ricreative all’aperto . Di domande ne vengono poste di tutti i tipi. Durante le presentazioni di solito non sono poste domande che denotano una totale ignoranza dell’argomento ma, anzi, si avverte che hanno recepito quanto si sta spiegando loro. Sono molto frequenti invece gli aneddoti che il pubblico stesso racconta circa le loro personali esperienze. In generale sicuramente avvertiamo quanto sia scarsa la conoscenza nel nostro paese di tutto quanto è selvatico e autoctono. Questo determina un rapporto con la natura in genere molto distorto: o gli animali vengono visti come quelli dei cartoni animati buffi e indifesi oppure vengono vissuti come mostri assassini e crudeli. Quello che cerchiamo di fare è contribuire a restituire l’immagine della fauna selvatica, non solo del lupo, che sia realistica ed equilibrata e di far acquisire una serie di buone pratiche che tutti dovremmo adottare, come per esempio quella di non dare volontariamente da mangiare a nessun animale selvatico ma anche involontariamente avendo cura di smaltire correttamente i propri rifiuti e non lasciare cibo per animali domestici alla portata di animali selvatici
Come si partecipa i vostri progetti?
Ci si può associare a “Io non ho paura del lupo” ovviamente se si condividono obiettivi e finalità e partecipare alle attività per i nostri soci, ad esempio, i campi didattici che durano 2 o 3 giorni durante i quali facciamo approfondimenti sui lupi, ma anche sui daini e sui cervi. Inoltre portiamo le persone a fare escursioni, a notare i segni di presenza del lupo, a conoscere il selvatico e la natura fino a considerarli non più estranei ma parte della propria esperienza di vita.
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