Chiarìa, l’ecologia affettiva per entrare in connessione con la Natura, comprenderne i benefici
ed imparare a proteggerla.
Intervista di Anna Magli a
Chiara Trifilò, presidente dell’Associazione Chiarìa.
Intervista a Chiara Trifilò, presidente dell’Associazione Chiarìa. Nata alle pendici dell’Etna, ha studiato cooperazione allo sviluppo e dopo la laurea, invece che andare in Africa o Sud America, ha deciso di lavorare per lo sviluppo del suo paese. Dopo otto anni di lavoro come Europrogettista nella Locride, non ha resistito al richiamo di “Mamma Etna”, rientrando in Sicilia per portare avanti il sogno che ha dato vita al progetto Chiarìa. Yogini da vent’anni, Chiara ha approfondito le pratiche di yoga e meditazione in contesti naturali, affiancando al lavoro di europrogettazione quello di insegnante di yoga per bambini. Insieme ai suoi piccoli allievi sta sperimentando un suo personale percorso di yoga bimbi in natura, nato dall’abbraccio tra eco-pedagogia e yoga.
Chiarìa indica la zona improvvisa di luce che si apre ad illuminare e nutrire il sottobosco, spesso a seguito dello schianto di un albero ad alto fusto o per lo spostamento dei suoi rami più alti. Rappresenta una schiarita che dona vita, simboleggiando la connessione olistica che esiste fra i diversi livelli del bosco e della Natura, nel susseguirsi di luce e ombra. Chiediamo a Chiara quando e come nasce l’idea dell’associazione e quali sono gli obiettivi che sta portando avanti?
Chiarìa ha radici antiche. Spesso ho la sensazione che fosse lì da sempre, come un seme custodito nel terreno che aspetta il giusto equilibrio fra acqua e sole per germogliare. Il primo lockdown ha creato le condizioni ottimali per questo risveglio. Dietro casa nostra c’è un antico bosco abbandonato, terra di nessuno, di cacciatori e di discariche abusive. Con il mio compagno Danilo, nostro figlio Giorgio e mia madre Rosanna andavamo ogni giorno a scoprirlo, mentre tutto il mondo era fermo e la natura si stava riprendendo i suoi spazi. Querce centenarie erano state tagliate, per terra le cartucce dei fucili, all’ingresso una discarica abusiva… eppure il bosco era magnetico, bellissimo, ferito ma incredibilmente vivo. Dietro gli alberi si stagliava sua maestà Etna, immensa e eterna, a seguire ogni nostro passo. È stato il bosco dello Scacchiere a sussurrarci di Chiarìa: ci serviva lo strumento per trasformare la nostra profonda passione per i boschi e la natura in qualcosa di più. Volevamo vivere di questa passione e per questa passione. Per noi stessi, per nostro figlio, per tutti i boschi feriti.
E proprio come qualcosa di antico e profondo Chiarìa ha chiamato a sé altri spiriti affini, con i quali a giugno 2020 abbiamo trasformato quella “schiarita” in un’Associazione di Promozione Sociale. Il resto è arrivato da sé, in modo fluido e potentissimo. Per questo penso che il seme era pronto.
In appena due anni abbiamo costruito una Famiglia Chiarìa, famiglia di sangue e di linfa, una famiglia che sta crescendo progetto dopo progetto.
Il nostro principale obiettivo è quello di favorire la salute e il benessere degli individui e della società all’interno di un più ampio progetto di tutela del nostro straordinario patrimonio naturalistico e ambientale. Le due cose sono, a nostro avviso, imprescindibili: il progressivo allontanamento dell’uomo dalla natura è la causa del malessere sia della società che della nostra Madre Terra.
Chi sono i tuoi compagni di percorso e che esperienze portano all’associazione?
Siamo dieci soci fondatori.
Danilo Jeraci, il mio compagno, survivalista e grande appassionato di bushcraft e tecniche primitive di sopravvivenza in Natura. Ha ideato e sperimentato percorsi esperienziali per bambini, adulti e soggetti che versano in situazione di rischio esistenziale utilizzando gli strumenti del bushcraft e del survival. Imparare a accendere il fuoco con la pietra focaia o con l’archetto primitivo, costruirsi un riparo di rami e foglie, orientarsi nel bosco, trovare e potabilizzare l’acqua, imparare a usare il coltello e intagliare il legno, sono tutte esperienza che richiamano competenze antiche, archetipi della nostra storia evolutiva, che ci mettono in contatto con il nostro cervello rettiliano e ci ricordano quanto il legame con la natura selvaggia sia iscritto nel nostro DNA. Rosanna Correnti, mia madre, Neuropsichiatra Infantile con esperienza quarantennale nel settore, Direttore di Struttura Complessa per oltre vent’anni, già Giudice Onorario al Tribunale dei Minorenni di Catania. Rosanna è un esempio straordinario per tutti noi: sempre pronta a nuove avventure, si è specializzata nell’utilizzo dell’ambiente naturale come strumento preventivo e terapeutico per la cura di sé e delle relazioni e come pratica efficace d’intervento in caso di situazioni a rischio, sia con i minori che con gli adulti. A 72 anni ha ripreso a studiare e oggi fa parte della rete TeFFIt (Terapia forestale in foreste italiane), una rete sinergica fra Medici Forestali, Università e Associazioni. Salvatore Strano, naturopata, specializzato in riflessologia plantare e apicoltore da oltre 12 anni, si occupa di salute e benessere psicofisico, accompagnando le persone nella riscoperta di sé e della propria innata capacità di guarigione. Salvo sta diffondendo la conoscenza dell’apiterapia in Sicilia e rappresenta un punto di riferimento del settore. All’interno dell’Associazione organizza esperienze formative e informative sulla naturopatia, sul mondo delle api e sull’importanza della biodiversità. Romina Adorno è Musicista e Musicoterapeuta. Nella decennale esperienza con la musicoterapia, Romina ha indagato le possibilità straordinarie che l’ambiente naturale offre, ideando e sperimentando percorsi ludico/didattici alla scoperta dell’ambiente naturale e dei suoni che lo caratterizzano: percorsi che rappresentano sia uno strumento terapeutico, sia un’innovativa modalità di fare ecologia ed educazione alla sostenibilità attraverso la musica. Mariagrazia Gravagna, maestra di yoga e meditazione vanta un’esperienza ventennale nella conduzione di gruppi che utilizza affiancando Rosanna e me nella conduzione delle immersioni in foresta, con l’obiettivo di stimolare la consapevolezza del legame indissolubile che intercorre fra le diverse forme di vita e di favorire una profonda connessione con l’ambiente naturale. Valentina Marletta è una veterinaria e una profonda conoscitrice della Natura, dell’ecosistema, del mondo animale e dei suoi equilibri. Oggi vive in Svizzera con la sua meravigliosa bambina e ci sostiene da lì. Stiamo infatti provando a costruire una rete internazionale per realizzare gemellaggi e progetti di cooperazione per la tutela dell’ambiente. In questo senso abbiamo molto da imparare dalla Svizzera! Claudio Ruggeri è graphic designer e appassionato di illustrazione. Claudio è un grafico straordinario e lavora da anni nel campo del visual design curando progetti di corporate identity, advertising e packaging design per agenzie ed aziende italiane. Si occupa degli aspetti grafici della nostra comunicazione e ha ideato il nostro logo, di cui sono profondamente innamorata! Vincenzo Adorno è geologo ambientale, guida escursionistica e naturalistica, esperto in diagnostica ambientale e in Sistemi Informativi Territoriali per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Ha dedicato la sua trentennale carriera alla salvaguardia del territorio naturalistico e geomorfologico siciliano, e, sebbene molto impegnato con il suo lavoro di geologo, rappresenta una grande risorsa di competenza e esperienza per noi! Marina Bertino, “ritrovata” sul sentiero del Bosco dello Scacchiere, è Germanista e si è formata attraversando ogni giorno la Foresta Nera! Marina è insegnante, formatrice, viaggiatrice, appassionata di cinema e teatro. Oggi sta lavorando a un dottorato di ricerca sulla Permacultura e ci aiuterà nella realizzazione di un nostro sogno: una biblioteca tematica nel bosco. A questa spina dorsale si sono nel frattempo aggiunte quattro nuove e preziosissime socie: Stefania Maccarone, straordinaria con i bambini, super creativa, affidabile, sempre pronta a dare una mano ci sostiene in tutte le nostre attività e eventi; Erika Patanè educatrice professionale, grande attivista di “Non una di Meno”, appassionata di teatro e recitazione, di origini siciliane vive in provincia di Modena da oltre sei anni e sta rientrando a vivere in Sicilia richiamata da Chiarìa: stiamo infatti progettando dei percorsi di eco teatro nel bosco insieme a lei; Maria Cristina Ferrara, un vulcano di idee, sta concludendo la sua formazione come naturopata, mettendo le sue competenze e idee a servizio del gruppo; Alessandra Gatti, genovese, una donna straordinaria, poliedrica, creativa, ci ha “conosciuto” attraverso Facebook, è venuta a trovarci e ha deciso di trasferirsi in Sicilia con suo figlio di 3 anni perché ha trovato in Chiarìa una famiglia, la tribù che stava cercando!
Chiarìa si occupa di ecologia affettiva, progetti di tutela ambientale, percorsi in natura di cura attraverso il filone della medicina forestale. Cosa sono l’ecologia affettiva e la medicina forestale? E come operano?
Ci occupiamo di educazione ambientale realizzando esperienze di connessione profonda con la natura che stimolano la nostra BIOFILIA: la predisposizione biologica dell’essere umano a entrare in relazione con il mondo animale e vegetale, averne cura e proteggerlo. Le nostre “esperienze” all’insegna dell’ecologia affettiva coinvolgono tutte le fasce d’età a vari livelli: tecniche primitive di sopravvivenza in natura, outdoor education, yoga in foresta per grandi e piccini, Bagni di Bosco, escursioni esperienziali, formazione esperienziale in natura, giochi campestri, apiterapia, musicoterapia in natura. Vivendo esperienze e emozioni profonde in natura e con la natura il messaggio ecologico viene veicolato in modo diretto e immediato. Qualunque concetto viene interiorizzato meglio se prima di arrivare alla “testa” passa dalle mani e dal cuore. Le emozioni biofiliche sono infatti alla base della costruzione dell’intelligenza naturalistica e del pensiero ecologico. Per quanto riguarda la medicina forestale non basterebbero ore di confronto per raccontarla. In estrema sintesi e senza entrare negli aspetti più prettamente scientifici: il nostro sistema immunitario e tutto il nostro organismo “comunica” con le piante. Per l’esattezza con le sostanze bioattive che vengono da queste rilasciate nell’ambiente. Il nostro legame con l’ecosistema naturale è molto più profondo e complesso di quanto si possa immaginare. Le immersioni in foresta nascono in Giappone con il nome di Shinrin Yoku (bagno di bosco) e apportano benefici talmente importanti sul piano della salute che sono finanziate dal servizio sanitario nazionale, cosa che avviene anche in Svezia. La nostra Rosanna si è avvicinata al mondo dello Shinrin Yoku qualche anno fa, come attratta da una voce che sentiva totalmente “sua” e ha cominciato a approfondire la questione dal punto di vista medico e della salute biopsichica e energetica degli individui. Oggi sta concludendo un percorso di formazione grazie al quale Chiarìa entra nella rete nazionale che sta lavorando per fare riconoscere queste pratiche anche all’interno del nostro sistema sanitario nazionale: la rete TeFFIt, Terapia forestale in foreste italiane, formata da medici, biologi, associazioni e università. Ci siamo inoltre accreditati presso l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania per diventare cogestori del budget di salute, con l’obiettivo di costruire dei progetti individualizzati per gli utenti dei servizi di Salute Mentale utilizzando le immersioni in foresta e le tecniche primitive di sopravvivenza in natura quali strumenti di benessere e salute. E poi il nostro terzo filone di operatività riguarda attività di valorizzazione e tutela di beni paesaggistici e ambientali lavorando in rete con le associazioni del territorio che condividono gli stessi obiettivi, con le istituzioni, con la cittadinanza, con le agenzie educative, con le famiglie. In quest’ambito metto a disposizione le mie competenze in europrogettazione, offrendo servizi di progettazione partecipata per attività di ricerca, tutela e sviluppo sostenibile del territorio, delle risorse ambientali e delle comunità, valorizzando il ruolo e le competenze di tutti gli attori che governano il territorio. Siamo infatti convinti che per avviare importanti processi di cambiamento in un territorio pieno di bellezza e di altrettante contraddizioni e problemi di gestione sia fondamentale rompere i muri che ci fanno lavorare a compartimenti stagni. È fondamentale trovare ciò che ci accomuna e utilizzarlo come forza trainante di una massa critica per un risveglio delle coscienze e per il cambiamento. In questo percorso stiamo incontrando donne e uomini straordinari che condividono questa visione e con i quali stiamo costruendo una “visione” comune. Ci sentiamo davvero grati di questo.
L’Associazione lavora anche con l’Ufficio per i Servizi Sociali per i Minorenni, il Ministero di Giustizia e il tribunale dei minorenni di Catania, con il progetto “La Natura insegna” che coinvolge ventiquattro tra ragazzi e ragazze del circuito penale minorile. Come siete arrivati a questa collaborazione e in cosa consiste il progetto?
Si tratta di un progetto di “adventure education” al suo secondo anno di vita, che coinvolge minori con l’istituto della “messa alla prova” o in carcere minorile in attività che utilizzano le tecniche primitive di sopravvivenza in natura come strumento per il cambiamento.
Le tecniche primitive di sopravvivenza in Natura sono metafore che ci raccontano come sopravvivere in contesti difficili, come sopravvivere quando ci si “perde”, sopravvivere alla violenza, ai traumi vissuti, ai sogni infranti, alla pressione esercitata dalla “giungla esistenziale” che affrontano quotidianamente ragazze e ragazzi coinvolti.
Ambienti incontaminati che hanno la caratteristica di essere “non domestici” e scarsamente antropizzati costituiscono un setting privilegiato per queste esperienze.
Importanti ricerche empiriche condotte nel settore dell’adventure education dimostrano che le esperienze vissute in contesti naturali incidono sullo stato esistenziale dei soggetti provocando cambiamenti significativi in senso psicofisico, cognitivo, relazionale e sociale. L’aspetto formativo e trasformante di tali esperienze, caratterizzate da “l’esposizione al rischio” in una dimensione controllata e di sicurezza, si concretizza nel confrontarsi con problemi e trovare delle soluzioni, da soli o insieme a altri, riflettere su quanto vissuto e verbalizzare tali vissuti. La forte componente relazionale, inoltre, rende queste esperienze particolarmente efficaci per lavorare sulla comunicazione interpersonale e sulle relazioni di gruppo e per “alfabetizzare alle emozioni”.
Porta un ragazzo pieno di sovrastrutture, carico del peso del “personaggio” che è chiamato a interpretare, davanti a un fuoco di bivacco, sotto il cielo stellato e vedrai che crolla qualsiasi maschera, sovrastruttura, personaggio. La Natura è equanime, mette tutti allo stesso livello e apre spazi per l’introspezione, l’auto indagine e il dialogo che non si possono creare in un setting terapeutico dentro quattro mura. L’esperienza è forte, sia per loro che per Danilo che conduce il gruppo e che torna ogni volta scosso e arricchito.
Chiarìa si fa portavoce e promotrice di riconoscere il Diritto alla Natura come un Diritto Universale, un Diritto spesso violato e dimenticato. Puoi parlarci della progettazione di un’area boschiva accessibile e inclusiva, all’interno della quale offrire servizi e attività ?
Mi fa molto piacere questa tua domanda: questo è un argomento che ci sta davvero a cuore. Infatti a fronte di un’offerta unica e conosciuta in tutto il mondo, nei 59000 ettari del parco dell’Etna solo un sentiero di 1 chilometro e mezzo è stato progettato senza barriere, pensando alle esigenze di chi ha mobilità ridotta. A questo si aggiunge il “Campo collezione della Banca del Germoplasma”, con un sentiero di un chilometro con pendenza massima del 7% e cartellonistica braille, che oggi versa in stato di abbandono. Il portale “Sicilia Accessibile” della Fondazione Amato Onlus, che mappa i siti accessibili in Sicilia, censisce il Parco dell’Etna come “non accessibile”. Infatti non esistono servizi di incoming turistico che rispondono in modo specifico alle esigenze di chi ha mobilità ridotta o deficit sensoriali, né esiste una mappatura completa dei sentieri che si prestano a essere percorsi in carrozzina. Sono assenti cartellonistica braille e mappe tattili dei percorsi posizionate all’ingresso dei sentieri, né sono mai state realizzate delle audioguide a supporto dei non vedenti. La funivia che collega Rifugio Sapienza, 1900 m slm, alle zone sommitali del vulcano non è attrezzata per accogliere persone in carrozzina, ti rendi conto? È del tutto evidente che il “diritto universale alla Natura” non è opportunamente tutelato in un sito che si fregia del titolo di “Patrimonio mondiale dell’umanità”. Abbiamo il progetto di mappare i sentieri dell’Etna, valutare quali sono accessibili o possono diventarlo agevolmente, acquistare delle carrozzine elettriche 4×4, realizzare una cartellonistica braille, vorremmo inoltre realizzare un bosco esperienziale, accessibile, inclusivo per far vivere a tutti benefici delle immersioni in foresta e le attività che realizziamo. Servono dei finanziamenti per realizzare tutto questo. Sto infatti cercando degli enti finanziatori, o pubblici o privati per realizzare questo sogno, che, credimi Anna, realizzeremo di certo!
Fra i vostri obiettivi, come mi dicevi, c’è quello di fare rete e avviare dei processi virtuosi di cambiamento collaborando con gli altri attori del territorio:per questo nel 2021 avete organizzato il primo Festival nel bosco dedicato all’ecologia affettiva, che ha avuto moltissimo successo. Replicherete questo evento anche quest’anno? Quale sarà il tema di questa edizione e come fare per parteciparvi?
Sì, si stratta di “VIRIDITAS, Forze Vitali in festa”: è il primo festival di Ecologia Affettiva in Italia che unisce tutti coloro i quali condividono questa visione partecipata e gioiosa alla cura e al governo del nostro territorio e che lavorano quotidianamente per il benessere della nostra società e della Madre Terra, a tutti i livelli. Viriditas è un neologismo coniato da Santa Ildegarda, religiosa e naturalista tedesca: è la forza vitale, il “verdeggiare” della vita che attraversa la natura, della linfa che scorre animando gli esseri, della resurrezione primaverile, del germogliare di un nuovo fogliame. Viriditas è l’intima connessione che lega ogni cosa, una “energia suprema” che mette in moto tutti i meccanismi che regolano il cosmo. Con il sostegno dell’Azienda Foreste Demaniali provincia di Catania e il Patrocinio dell’Ente Parco dell’Etna, il 16 Ottobre 2022 si terrà la seconda edizione del Festival al rifugio “Case della Parlata”, nel territorio etneo di Adrano. Accolte da un bosco dalla straordinaria biodiversità associazioni, media e imprese, artisti e professionisti che si occupano di ambiente, territorio, sostenibilità, pedagogia naturale, benessere in natura e con la natura, cultura, arte ed educazione ecologica riempiranno il bosco di Forza Vitale. Ognuno racconterà la Viriditas attraverso il proprio linguaggio: ci saranno oltre 30 laboratori esperienziali per grandi e piccini, spazi di confronto, performance artistiche, esplorazioni consapevoli della natura. L’obiettivo è “ESSERE” insieme, confrontarci, emozionarci ed emozionare, imparare gli uni dagli altri e avviare dei processi di progettazione partecipata per affrontare alcune delle più importanti problematiche del nostro territorio. Sarà un’occasione per intrecciare le nostre radici e le nostre chiome come gli alberi di un bosco, tutti indispensabili e preziosi per l’equilibrio del sistema nel suo complesso, ognuno con la sua storia, con il suo linguaggio, con il suo modo di “essere Bosco”. Tutti insieme. Non vediamo l’ora! A breve pubblicheremo il programma dettagliato alla pagina eventi del nostro sito: www.chiaria.org e potrete vedere come partecipare e leggere di tutte le straordinarie forze vitali che animeranno la giornata!
Vorrei concludere facendoti una domanda sul vostro motto “ALBERO ERGO SUM”, cosa significa per voi?
ALBERO ERGO SUM per noi è più di un motto, rappresenta la Via. Ogni tanto mi fermo a contemplare l’epica foto del 1968 Earthrise, scattata dall’ astronauta dell’Apollo 8 William Anders durante la prima missione in orbita intorno alla luna: l’alba della terra vista dal nostro bianco satellite. Ma quanto è bella la Terra? Per quello che ne sappiamo è l’unico pianeta in tutto l’universo che brulica di Vita, grazie a condizioni talmente complesse e straordinarie da essere stupefacenti. Quanto spesso, invece, diamo tutto per scontato? Nel complesso e prezioso meccanismo della vita, noi esseri umani svolgiamo un ruolo assolutamente marginale, eppure ci siamo da sempre arrogati il diritto di sentirci i padroni della Terra, o, nella migliore delle ipotesi, i suoi custodi. Un approccio antropocentrico che ha portato alle condizioni in cui ci troviamo oggi. Da tali riflessioni nasce il sogno di Chiarìa: il sogno di cambiare la prospettiva e guardare all’uomo come a uno degli abitanti di questo straordinario pianeta, di certo non il più importante, sebbene il più pericoloso. Biocentrismo significa mettere la Vita al centro delle nostre scelte, ricordare quanto sia preziosa, straordinaria e governata da un sistema complesso e delicatissimo. Significa fermarci, mettere a tacere i nostri pensieri ruminanti, significa entrare in un bosco e respirare in silenzio, significa ricordare che senza le Piante quel respiro non sarebbe possibile. Nella sua rivoluzionaria A Theory of Justice, il filosofo politico statunitense John Rawls sostiene che una società giusta è quella in cui ogni individuo, chiamato a stabilire i principi di giustizia e le leggi che dovranno governare un’ipotetica costituenda società lo faccia partendo da una situazione di ignoranza rispetto a quale sarà il suo posto nella nuova società: se sarà ricco, povero, se nascerà in Italia, in India o negli Stati Uniti d’America, se sarà intelligente o meno, uomo o donna. Teoria rivoluzionaria per gli anni ‘70 dello scorso secolo, rimane di straordinaria attualità: siamo ben lontani dall’aver realizzato il sogno di Rawls. E ne sentiamo addosso tutta la responsabilità. Ma da quel sogno dobbiamo ripartire, per superarlo: il “Velo d’ignoranza” va esteso. In un’ottica biocentrica, che si occupa del Sistema Vita nel suo complesso, il contratto che renderà giusta la nostra società sarà quello che firmeremo senza sapere se in tale società saremo esseri umani, animali o alberi. Albero Ergo Sum. Alberare diventa verbo. Diventa una scelta ben precisa. Diventa una traiettoria di sviluppo, per la nostra Terra e per noi stessi.