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La Regione Emilia Romagna investe nel suo patrimonio verde con azioni mirate destinate a tutelare, valorizzare e proteggere il territorio.

Intervista di Anna Magli a
Barbara Lori, Assessore alla montagna, aree interne, programmazione territoriale,
pari opportunità Regione Emilia Romagna.

Intervista a Barbara Lori, Assessore alla montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità Regione Emilia Romagna, con delega agli interventi a favore della Montagna e valorizzazione dei territori montani. Coordinamento delle politiche integrate d’area, con particolare riferimento al coordinamento dei fondi strutturali dell’Unione Europea e alla promozione e attuazione dei “programmi speciali d’area” previsti dalla L.R. n. 30/96 e alle intese istituzionali. Programmazione e pianificazione territoriale. Tutela della biodiversità, governo del sistema regionale delle aree protette e dei siti delle aree rete natura 2000 e forestazione. Programmazione e pianificazione per la tutela paesaggistica. Disciplina in materia edilizia e politiche per il miglioramento della qualità edilizia. Promozione delle politiche e iniziative per le Pari opportunità.

Assessore Lori, da molto tempo lei si batte per la tutela del patrimonio forestale, dichiarando che è importante per questa tutela, far crescer le opportunità di lavoro nelle aree più periferiche come l’Appennino. Il patrimonio boschivo della nostra regione rappresenta il 27% dell’intero territorio regionale e, come lei ha più volte ricordato, è fondamentale per la riduzione dei gas serra e della CO2. Come immagina possa essere un progetto di sviluppo lavorativo in queste aree? Quali agenzie, associazioni o istituzioni ritiene sia necessario coinvolgere per portare avanti questo progetto?

“Da sempre le foreste della nostra Regione sono. Per questo siamo in costante dialogo con le comunità che popolano questi territori. Lavoriamo tutti i giorni sostenendo le attività, ad esempio, attraverso misure che favoriscano un’economia sostenibile e al contempo tutelino le biodiversità. Abbiamo due bandi per le imprese nell’ambito della forestazione per quasi nove milioni di euro. Inoltre ricordo il bando imprese di montagna, finanziato dalla Regione per 2,5 milioni di euro per sostenere progetti di innovazione e ristrutturazione e nel prossimo Bilancio sono già previsti ulteriori 2,5 milioni di euro. Credo che per perseguire questo tipo di progetti sia necessario coinvolgere gli enti locali tutti, a cominciare dai comuni, ma anche tutte quelle realtà associative, sindacali, culturali, del terzo settore capaci di dialogare con tutta la comunità”

La recente approvazione del Paf, il documento programmatico Prioritised Action Frameworks individua oltre 6mila interventi per la tutela e la valorizzazione dei 159 siti della Rete Natura 2000, tra 2021 e 2027. Ci può parlare di quali, al momento, avete individuato e dove avranno luogo gli interventi nella nostra Regione?

“Sono previsti interventi di ampliamento della rete ecologica regionale (la rete cioè che collega le aree protette e i siti Natura 2000) e di miglioramento ambientale e forestale; incentivi e indennizzi per un’agricoltura sempre più attenta alla biodiversità; promozione della pesca sostenibile. Senza dimenticare la comunicazione: per far conoscere questo importante patrimonio e valorizzarlo anche in chiave turistica. Il tutto a beneficio di un vero e proprio corridoio ecologico che in Emilia-Romagna interessa – tra Rimini e Piacenza – un’area di oltre 300 mila ettari. La provincia con il maggior numero di siti è quella di Bologna, primato che tuttavia passa a quella di Ferrara considerando l’estensione in ettari. Nel dettaglio: sono 24 i siti sono in provincia di Bologna (41.891 ettari); 23 in provincia di Reggio Emilia (31.523 ettari); 22 in quella di Parma (32.725 ettari) e altrettanti in quella di Ravenna (20.770 ettari). Seguono: il Modenese con 17 siti (25.051 ettari); il Ferrarese con 16 (82.349 ettari); la provincia di Forlì-Cesena con 15 siti (29.629 ettari), quella di Piacenza con 14 (27.201 ettari). Infine il Riminese conta 6 Siti di Rete Natura 2000 per complessivi 10.622 ettari”.

In occasione della pandemia, i paesi degli Appennini hanno vissuto un momento di riscoperta da parte di coloro che, non potendo allontanarsi più di tanto, hanno preso coscienza del fatto che a pochi chilometri da casa ci fosse la possibilità di svolgere attività di vario tipo e godere di un paesaggio naturale di grande bellezza. Questo “momento magico” secondo lei si è sedimentato abbastanza da sperare nella rinascita di un nuovo turismo più allargato? Cosa si sta facendo per favorire il turismo locale affinché quanto si è verificato in questi due anni, non resti solo una fortunata parentesi?

“Credo che sia stata un’opportunità per riscoprire i nostri Appennini e prendere coscienza del fascino e del valore di questi territori. E proprio nell’ottica del consolidamento di questo turismo slow, la Regione ha approvato il nuovo Fondo regionale per la montagna stanziando nel proprio Bilancio 15 milioni per la manutenzione della viabilità comunale,3,6 milioni di euro (nel triennio) per la sentieristica, oltre ad altre risorse per sostenere le aree naturali protette e il patrimonio forestale regionale.
Uno dei problemi del nostro Appennino è la costante tendenza allo spopolamento dei paesi, un’emorragia che sembra inarrestabile soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione per le ragioni che possiamo individuare nella ristrettezza e ripetitività delle relazioni sociali, la scarsità delle occasioni di lavoro, i costi, anche sociali, del pendolarismo, un’offerta culturale che tende alla tradizione e non può competere con la città, anche sul piano fisico delle strutture, la debolezza della copertura della rete Internet. Quali azioni la Regione pensa di mettere in campo per contrastare questa tendenza? Sono tante le azioni concrete messe in campo per contrastare lo spopolamento nelle aree montane. Dal bando giovani coppie, che ha previsto contributi a fondo perduto di 30 mila euro per l’acquisto o la ristrutturazione della casa di residenza in montagna, a quello riservato alle sole imprese montane, con un contributo a fondo perduto di 150 mila euro. Ma ricordo anche
il taglio dell’Irap e, in fase di emergenza covid, i 14,7 milioni di euro destinati ai comuni di montagna per investimenti, il contributo straordinario di 5.000 euro alle imprese del settore turistico, i 6 milioni alle imprese dei comprensori sciistici e i 7 milioni a maestri e scuole di sci.

I cambiamenti climatici, ma anche una naturale conformazione di alcune zone dell’Appennino, hanno messo in evidenza il problema relativo alla fragilità del territorio, maturato nel contesto meteorologico che ha favorito l’innescarsi di criticità, specialmente legate ai corsi d’acqua e ai settori appenninici interessati da frane. Quali provvedimenti la Regione sta prendendo per arginare questi fenomeni?

Sono tanti gli interventi di messa in sicurezza messi in campo dalla Regione, ma la parola chiave rimane prevenzione. Ecco perché il tema delle frane e del rischio ad esse collegate coinvolge a vario titolo numerosi Enti e Autorità, che fanno squadra. Nell’ambito delle competenze regionali il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli:
raccoglie, elabora e interpreta i dati conoscitivi sulle frane (monitoraggi strumentali, studi, relazioni tecniche, cronache o notizie di frana provenienti da varie fonti).
Mantiene continuamente aggiornata la Banca dati geologica in scala 1:10000 con la relativa Carta Inventario delle frane, nella quale sono rappresentate tutte le frane censite sul territorio regionale e l’ Archivio storico delle frane, che raccoglie e organizza tutte le informazioni documentali di attivazione o riattivazione di frane sul territorio regionale conosciute in epoca storica;
effettua monitoraggio geologico finalizzato al controllo dei movimenti di versante, in collaborazione con i Servizi Area Protezione Civile regionali;
predispone rapporti tecnici su singole frane o su eventi a scala regionale;
valuta quotidianamente i livelli di rischio idrogeologico per condizioni meteo sia in fase di previsione che in corso di evento a supporto del Centro Funzionale Regionale e dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile.

Viva il Verde, in occasione della 2° edizione del Festival Bologna Montana Evergreen Fest, presente in contemporanea sui territori di Loiano, Monghidoro, Monzuno e S. Benedetto Val di Sambro e che prevede fra i vari eventi anche le celebrazioni del 50° anniversario della Giornata Nazionale dell’ambiente, organizza il 5 giugno anche la staffetta ambientale transappenninica partendo da Piacenza: la staffetta attraverserà l’Appennino emiliano per arrivare sui territori dell’Appennino bolognese. Fra le varie attività di aggregazione che avverranno durante le soste della staffetta nei Comuni attraversati durante il percorso, è previsto il confronto con le amministrazioni locali e le associazioni del territorio sulle politiche di salvaguardia dell’ambiente e di sostenibilità. Lei ritiene che le comunità appenniniche siano consapevoli della ricchezza del loro patrimonio ambientale e ne abbiamo sufficientemente cura?

“Credo che gli enti locali, in primis, ma anche tutte le realtà associative e industriali che concorrono allo sviluppo della comunità facciano il possibile per tutelare il proprio territorio compatibilmente con le peculiarità di ogni zona”.

La staffetta di 380 km, che si terrà il 28 e 29 maggio, abbraccerà lo sport, l’ambiente e la cultura e sarà completata da un evento creativo denominato “Solo una Terra”. Il progetto ha lo scopo di valorizzare, tramite tredici lavori grafici, uno per ogni tappa, gli obiettivi di sostenibilità, benessere e cultura presenti in Agenda ONU 2030. Le opere saranno eseguite da diversi artisti appartenenti ad AIAP, l’ Associazione Italiana design e Comunicazione Visiva. Viva il Verde, si è riconosciuta in questa iniziativa perché ritiene che lo sport favorisca la cooperazione fra individui e agisca come strumento di diffusione di tematiche sociali che riguardano la collettività. Lei ritiene che lo sport e in modo particolare questo progetto, possa svolgere un ruolo sociale nel tema della sostenibilità ambientale? Pensa che le comunità appenniniche siano pronte a condividere questo messaggio e ad adoperarsi ad agire come cassa di risonanza?

Credo che questa manifestazione, e in generale lo sport, sia uno strumento prezioso per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e della coscienza green. Permette e stimola l’incontro fra persone, valori, idee e iniziative che concorrono allo sviluppo dell’intera comunità e credo che i territori montani abbiano tutte le carte in regola per farsi casse di risonanza ma soprattutto accogliere e diffondere questo messaggio.

In che misura e con quali modalità lei ritiene, Assessore Lori, che debba essere riconosciuto il contributo, il valore e l’impegno che apportano associazioni o soggetti che, come Viva il Verde, operano a favore della sostenibilità ambientale?

“Credo che la comunicazione e la diffusione di informazioni sia il primo grande passo per riconoscere il contributo e gli sforzi di associazioni che operano a favore della sostenibilità ambientale. Ben vengano dunque tutti gli strumenti come siti d’informazione, occasioni e iniziative che li vedano coprotagonisti, ma anche l’uso della nuova tecnologia, come i social. Noi stessi abbiamo implementato abbiamo attivato un portale web, una pagina Facebook e un profilo Instagram.

Questi i link:

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