Inside The Green
Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Rossano Ercolini, docente e ambientalista.
Intervista a Rossano Ercolini, docente e ambientalista. È stato insignito del Goldman Environmental Prize nel 2013, in particolare per i suoi sforzi di informazione del pubblico sui rischi per la salute e ambientali dell’incenerimento e per la sua difesa dei principi di zero rifiuti.
Nel tuo intervento nel corso della Festa dell’ambiente e della sostenibilità, nella tua funzione di Presidente dell’associazione Zero Waste Europe e Zero Waste Italy, hai parlato anche del grave ritardo del decreto attuativo che agevolerebbe la filiera nazionale del riuso: un settore che vale, secondo i dati del 2015, oltre 80.000 posti di lavoro a livello nazionale. Ci sono interessi o motivazioni particolari che tengono fermo questo decreto?
Nonostante il Decreto Legislativo 152/2006 prevedesse la possibilità di preparare i rifiuti per essere poi riutilizzati attraverso semplici operazioni di smontaggio, pulizia, riparazione per circa 15 anni non è stato fatto niente per dare attuazione all’articolo 214 ter contenuto nel citato decreto. Finalmente a decorrere dal novembre 2020 con il decreto 116 relativo alla applicazione del pacchetto sull’economia circolare si è posta fine a questa inadempienza definendo come preparare i rifiuti come per esempio gli “ingombranti” e/o “beni durevoli” per recuperarli a seconda vita. Non che tutto sia stato chiarito attraverso i regolamenti che ne sono derivati ma già da adesso (finalmente) anche le nostre stazioni ecologiche possono prevedere aree destinate a ridare una seconda vita ai nostri prodotti scartate come mobili, utensili, apparecchiature elettriche ed elettroniche seguendo un iter burocratico di comunicazione di inizio attività (SCIA). siamo ad appena i primi passi e vedremo in seguito se davvero il sistema funzionerà. intanto l’invito è a sperimentarlo per poi replicarlo a tappeto. In questo modo davvero i processi di riparazione-riuso possono diffondersi anche quali buone pratiche per evitare di produrre rifiuti e per dare lavoro a piccole imprese locali con relativi posti di lavoro. Richiamato che comunque è “tutto bene quello che finisce bene” una domanda sorge spontanea: perchè questo enorme ritardo nei legislatori? La risposta indirettamente ce la offre il recentissimo decreto relativo alle “rottamazioni” degli apparecchi televisivi finanziato con alcune centinaia di milioni…l’economia che è stata sempre caldeggiata è stata quella lineare dell’usa e getta legata a cicli di durata dei prodotti sempre più ridotti e questo in diretta collisione con quell’economia circolare finalmente assunta dalla UE quale centrale terapia per ridurre le impronte ecologiche e per promuovere sana occupazione. Speriamo che anche con il decreto finalmente si passi dalle ROTTAMAZIONI ALLE….RIPARAZIONI. Magari anche attraverso leggi quadro come quella svedese del 2017 che prevede sgravi fiscali per quei cittadini che dimostrano di aver effettuato operazioni di riparazioni dei loro prodotti (dalle scarpe, ai mobili, agli elettrodomestici ecc.
Obiettivo rifiuti zero. Molti credono che sia un progetto irrealizzabile, uno slogan utopistico. Come convincere i più scettici che lo zero waste è invece un risultato raggiungibile?
L’applicazione del Progetto Rifiuti Zero (o Zero Waste…Spreco Zero) è un progetto idealistico in un tempo realistico. Esso non è per domani ma…da ieri si deve iniziare a ridurre, riparare, riusare, compostare e riciclare i propri scarti. D’ltronde a quanti rifiuti dobbiamo tendere? E’ lo stesso approccio da applicare quando parliamo di povertà e di disoccupazione. Quanta poverta vogliamo? Zero! Forse non ci arriveremo mai ma ci dobbiamo arrivare ALMENO “maledettamente vicino”. Allora…quanti rifiuti vogliamo? Zero e comunque molto vicino a zero. Passo dopo passo, buona pratica dopo buona pratica…ci sono moltissime città nel mondo (San Francisco negli USA), Lubiana in Europa e ben 320 comuni italiani che rappresentano circa 7 milioni e mezzo di abitanti che in molti casi raggiungono oltre l’85% di raccolta differenziata e molto meno di 100 kilogrammi di rifiuto residuo prodotto a testa. Si può fare e si DEVE FARE attraverso l’economia circolare.
Durante la Festa dell’Ambiente hai avuto modo di confrontarti con il giovane divulgatore Francesco Barberini: quanta energia e coinvolgimento possiamo aspettarci dalla popolazione più giovane nel raggiungimento di questo obiettivo?
I giovani (è stato davvero un piacere incontrare Francesco Barberini a Monghidoro) con la loro energia hanno una marcia in più nel fornire slancio alla generalizzazione delle battaglie e proposte ambientaliste. Sono soprattutto loro in gioco…è davvero in gioco il loro futuro mentre crescono i disastri legati ai cambiamenti climatici, della plastica nei mari e di un’impronta ecologica dei nostri stili di vita sempre più insostenibili. I giovani e i giovanissimi come dimostra la grande Greta Thumberg hanno capito che si devono accelerare i tempi della transizione-rivoluzione ecologica.
Nel Libro Bianco dello Sport presentato a Bruxelles (CE, 2007), si legge: “Le attività, gli impianti e le manifestazioni sportive hanno un impatto significativo sull’ambiente. E’ importante promuovere una gestione ecologicamente razionale, che risulti adeguata fra l’altro a gestire gli appalti verdi, le emissioni di gas a effetto serra, l’efficienza energetica , l’eliminazione dei rifiuti e il trattamento delle acque e dei suoli. Le organizzazioni sportive e gli iniziatori di eventi sportivi in Europa dovrebbero adottare obiettivi ambientali atti a rendere ecologicamente sostenibili le rispettive attività” Ritieni che ad oltre 10 anni di distanza da questa presa di coscienza lo sport in italia sia diventato più ecologico?
A proposito degli sport di massa come il calcio non fanno intravvedere grandi cambiamenti nella considerazione ecologica degli eventi. La cultura degli Ultras continua più a rispondere al bisogno di evasione dalle responsabilità che occasione di presa di coscienza seppur a partire da “situazioni gradevoli”. D’altronde gli interessi pubblicitari in questo settore sono schiaccianti e in genere i prodotti che fanno la parte del leone sono prodotti usa e getta (soprattutto di plastiche). Tuttavia si sta facendo qualcosa di buono nel ciclismo (le raccolte differenziate al Giro d’italia ne sono un valido esempio). Da dove arrivano segnali invece molto positivi è il versante delle Marce non competitive dove è sempre più frequente trovare intere famiglie con “figlioletti” al seguito impegnati a fare i “ploggers” e cioè a raccogliere agilmente rifiuti a bordo strada mentre si partecipa alla corsa. Occorre incoraggiare soprattutto le nuove generazioni in questa “olimpiade” per la salvezza del Pianeta.
Il tuo ultimo libro “ Il bivio” Manifesto per la rivoluzione ecologica, sembra già dal titolo una riflessione sul fatto che ci stiamo muovendo intorno al punto di non-ritorno. Anche se, parti dalla considerazione che durante il lockdown la natura ha dato dimostrazione che, con l’uomo impossibilitato a fare danni, sia ancora possibile per lei ristabilire l’equilibrio violato. Quale è il tuo pensiero?
Non sarà ne’ semplice nè facile rinaturalizzare i nostri stili di vita MA IL GENERE UMANO NELLA SUA GLOBALITA’ NON HA REALISTICAMENTE ALCUNA ALTERNATIVA. L’attuale “inciviltà” (lo dicono i numeri e la scienza) ci porta in un vicolo cieco…non esiste un PIANO “C”! Esiste solo l’alternativa della Rivoluzione Ecologica che consiste al ritornare, al massimo in qualità di custodi e non certo di “padroni”) della nostra “Casa Comune” che è la nostra Terra. Tutto il resto è corsa sempre più accelerata verso il “NULLA” del disastro ecologico. Ma questa Rivoluzione Ecologica potrebbe essere più vicino di quanto la motivata preoccupazione riesce a farci percepire. Ecco perchè c’è bisogno della creatività e della voglia di vivere dei giovani…SI’…CE LA POSSIAMO ANCORA FARE.