Inside The Green
Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Andrea Garreffa, laureato in Scienze della comunicazione, guida ambientale escursionistica e specialista di viaggi in bicicletta in tutto il mondo.
Andrea Garreffa, laureato in Scienze della comunicazione, è guida ambientale escursionistica, specialista di viaggi in bicicletta in tutto il mondo.
Andrea tu ti occupi di promozione di itinerari ciclistici in bici in Italia e in Europa. Chi sono le persone che decidono di intraprendere viaggi di questo tipo?
Nella mia esperienza, prima della pandemia, ho avuto a che fare principalmente con stranieri: statunitensi, canadesi, australiani, neozelandesi e inglesi. Età molto varie, ma principalmente persone di mezza età o già in pensione interessate a una forma di turismo “attivo”. La mia esperienza però è indicativa solo di una porzione del settore. Esistono tante nicchie di persone che intraprendono questo tipo di viaggi. Molto dipende dal tipo di bicicletta che si desidera utilizzare, dalla difficoltà dei percorsi e dal tipo di esperienza di cui si è alla ricerca. Diciamo che il mondo dei ciclisti si può suddividere in varie “tribù”. Tra queste esiste quella dei viaggiatori in bici, che a loro volta si suddividono in tante sotto categorie. Il bello è che non si possono conoscere per sentito dire ma solo per esperienza diretta. Un motivo in più per intraprendere un viaggio in bici!
Nel diario web “Esplorare con lentezza” descrivi come il percorso diventa occasione di riflessioni, pensieri, immagini. Scrivi che “Ci accorgiamo di essere liberi perché oltre alla libertà di partire abbiamo la libertà di restare e questa consapevolezza ci permette di compiere un altro tipo di viaggio in una strana dimensione, a cavallo tra spazio e tempo. La lentezza non diviene solo parte del racconto. Si trasforma nella modalità stessa che lo rende possibile”. Secondo te il concetto di lentezza si sposa con quello di sostenibilità ambientale o l’accoppiamento è troppo azzardato?
La lentezza è elemento costitutivo della sostenibilità. E non si tratta solo di un’immagine evocativa o una metafora. Io mal sopporto il continuo uso e abuso che si fa della parola sostenibilità oggi poiché spesso usata a sproposito, senza una riflessione profonda sul suo reale significato. Sostenibile è ciò che può riprodurre la propria esistenza senza arrecare danno all’ambiente di cui fa parte. Sostenibile è un albero che cresce. Lentamente, non a caso. Sostenibile è la produzione del cibo secondo principi biologici di rispetto della biodiversità e dei ritmi lenti della terra e delle stagioni. Sostenibile è uno stile di vita basato su alcune piccole rinunce al benessere per come è stato inteso fino ad oggi, a partire dalla rivoluzione industriale. La rinuncia principale è quella alla velocità, che ci rende ciechi, sordi e incapaci di sentire anche gli odori di quello che ci circonda.
Sostenibile è un viaggio a piedi o in bici in cui si abbia cura di lasciare l’ambiente attraversato in condizioni migliori di come lo si è trovato, magari raccogliendo qualche cartaccia lungo la strada o il sentiero. Perché è sostenibile? Perché può essere ripetuto infinite volte, senza che la pressione della presenza dell’uomo prevalga su quella delle tante altre specie che ci accompagnano in questa vita.
Non è sostenibile invece una nuova industria turistica che si agghinda di aggettivi “green” (anglicismi insopportabili) ma riproduce modelli che prevedano lo spostamento di grandi masse di persone in attesa di un “risveglio” dal torpore indotto dalla velocità, normalmente vissuta nella poltrona di un’auto. È importante capire che la sostenibilità prevede anche il concetto di fatica perché, come scriveva Ivan Illich, non rimedieremo mai alle storture del mondo in cui viviamo se continueremo a far salva l’illusione che il lavoro delle macchine possa sostituirsi indefinitamente al lavoro fisico e manuale dell’uomo.
Tu hai dichiarato che “Si fa un gran parlare di turismo lento e sostenibile ma sono poche le iniziative concrete”. Quali sono le attività che possono essere contemplate nei tempi forse ancora lunghi, in cui sarà precluso il turismo di massa o comunque non si potrà fare turismo com’eravamo abituati?
Abbiamo la fortuna di vivere nel paese migliore del mondo per fare esperienze di turismo lento e sostenibile. Non basterebbero dieci vite per esplorare l’Italia e le sue venti regioni. Si possono scegliere escursioni a piedi o in bici lungo tutta la dorsale appenninica, rinunciando per qualche stagione alle mete più famose e blasonate, in Italia e all’estero. Le Alpi sono meravigliose ma cosa rende sgradevoli le Dolomiti in piena estate? L’eccessiva presenza di persone, la minaccia di quel principio di sostenibilità citato poco fa. Si parta dunque all’avventura, zaino in spalla o borse da bici sul portapacchi, alla scoperta di luoghi come il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano o quello delle Foreste Casentinesi. E questi sono solo due esempi già piuttosto noti nella regione Emilia-Romagna. Esistono una miriade di altri parchi e zone protette. L’elenco sarebbe infinito e Loiano rientra sicuramente tra le mete da riscoprire e vivere. Basta acquistare una cara vecchia mappa cartacea, spolverare le capacità di lettura e tornare a scoprire il piacere di perdersi nel nostro Paese. Se non si è così avventurosi, ci si può rivolgere alle numerose esperienze guidate di uno o più giorni disponibili attraverso organizzazioni come CAI, AIGAE, Trekking Italia, Viva il Verde stessa e, dall’anno scorso, l’interessante rete Active Italy, un insieme di tour operator specializzati nell’offrire esperienze di turismo lento a un pubblico italiano, meno avvezzo di quello straniero a questo tipo di esperienze.
Oltre ad una guida turistica tu sei anche uno sportivo. Ritieni che iniziative come quelle messe in campo da Viva il Verde ( sport e natura) possano essere loro stesse sostenibili e possano evolversi fino a diventare davvero uno strumento per sollecitare comportamenti virtuosi ed i rispetto verso l’ambiente?
Un vecchio detto di campagna al quale sono molto legato afferma “ogni cosa fa mucchio”. Quindi ben vengano le iniziative come quelle di Viva il Verde. L’importante è fare anche uno sforzo di coordinamento con le tante realtà già esistenti che offrono esperienze simili e cercare di fare sistema, di comporre un’offerta che non ponga le basi per competizioni interne a un settore ma a virtuose collaborazioni.