Inside The Green
Intervista di Anna Magli Zandegiacomo a
Roberto Cavallo: imprenditore, comunicatore,
scrittore e ideatore del progetto Keep Clean and Run.
Roberto Cavallo laureato in Agraria fonda nel 1996 la cooperativa Erica, tra le prime aziende in Italia ad occuparsi di progettazione tecnica e comunicazione sul tema rifiuti e della sostenibilità in generale. Ricopre molte cariche pubbliche e private legate alla tutela dell’Ambiente e alla sostenibilità e nel frattempo affianca un’intensa attività di scrittore e divulgatore per promuovere nel Paese la cultura del riciclo e della riduzione e gestione dei rifiuti. Nel 2015 è ideatore, testimonial e runner del progetto Keep Clean and Run, contributo italiano alla campagna europea Let’s Clean Up Europe. Nelle prime due edizioni è accompagnato da Oliviero Alotto e poi dal suo allenatore Roberto Menicucci. L’evento, che si ispira alla tecnica del Plogging (corri e raccogli) nata in Svezia, consiste nell’unire all’attività di corsa o altri sport all’aperto, quella di raccogliere rifiuti abbandonati e destinarli al riciclo dopo averli differenziati.
Dottor Cavallo sgombriamo subito il campo da un’imprecisione. E’ vero che il Plogging lo abbiamo inventato noi e che gli svedesi lo hanno copiato? Com’è andata esattamente?
Quando nasce la corsa raccogliendo i rifiuti credo che nessuno possa dirlo, né avocare a sé la prima creazione.
È vero che alla fine del 2014 in Italia lanciammo KeepCleanAndRun – PuliscieCorri che vide la prima edizione nel 2015 con oltre 8 milioni di contatti in una settimana e che l’anno successivo, nel 2016, Erich Ahlstrom lancia il termine plogging, dallo svedese plocka upp, ovvero raccogli, e jogging.
Propongo un accordo: l’Italia ha inventato la disciplina e la Svezia le ha dato il nome (sorride)!
Quest’anno il Keep Clean and Run è stato realizzato in collaborazione con il Ministero della Transizione Ecologica, oltre che con il Comitato italiano della Settimana Europa per la riduzione dei Rifiuti ed altri enti. Che peso organizzativo ha determinato la presenza di un Ministero? E che tipo di aspettative le organizzazioni come la sua ripongono sulle attività di questo Ministero?
Fin dall’inizio Keep Clean And Run ha visto la partecipazione delle istituzioni in particolare del Ministero dell’Ambiente, grazie all’allora sottosegretaria Barbara Degani. Abbiamo potuto contare sul patrocinio della Camera dei deputati e del Senato e abbiamo anche ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica.
Ciò sta a indicare principalmente una crescente sensibilità delle istituzioni ai temi ambientali, ma soprattutto al problema della dispersione dei rifiuti nell’ambiente. Considerate che è uno dei temi all’ordine del giorno del G20: tutto ciò che abbandoniamo presto o tardi finisce nel mare e si accumula, per poi tornarci indietro sotto molte forme e finisce per farci del male.
Dal punto di vista pratico le istituzioni non hanno un ruolo organizzativo, ma la loro presenza è fondamentale per accompagnare l’evento sul territorio e per darne visibilità.
Lei ha avuto spesso modo di parlare di comunicazione come parte fondamentale nei progetti di educazione all’ambiente e alla sostenibilità. Quali sono le tematiche che possono sollecitare i cittadini a partecipare a eventi con KCR o in generale a impegnarsi per raggiungere e mantenere comportamenti virtuosi? Quali sono gli argomenti di comunicazione ambientale in grado di toccare “le corde giuste” ?
Più che le tematiche penso che le persone abbiano bisogno di sentirsi attori del cambiamento. Accanto, dunque, alle motivazioni “a parole” c’è bisogno di agire, di fare qualcosa. Per questo penso che il plogging abbia preso molto piede, così come le azioni di pulizia (clean up) da quando Legambiente le organizza con la fortunata campagna “Puliamo il mondo”.
Dal punto di vista comunicativo occorre considerare che ognuno di noi è spinto da motivazioni diverse e risponde a stili comunicativi diversi. Un po’ come quando andiamo a vedere un film. C’è chi preferisce i film romantici ed è spinto da motivazioni ideali, e chi invece preferisce i film d’azione, magari un po’ violenti, e conseguentemente preferisce agire, o fare attività di protesta.
Non esiste uno stile comunicativo universale, mi sento però di dire che di universale deve esserci la direzione, perché o ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno.
Nel corso di quest’anno il KCR ha coinvolto luoghi di memoria relativi alla nostra Storia, luoghi in cui si è combattuto nella Prima e Seconda Guerra mondiale. Che tipo di messaggio si è voluto dare con questa scelta?
Nel 2017, quando corsi dal Vesuvio all’Etna., attraversai, con una tappa, alcuni territori confiscati all’ ‘ndrangheta e gestiti dalle cooperative di Libera.
Don Pino De Masi, nell’accogliermi, mi disse “alle mafie non piace la bellezza, da noi le mafie vogliono lo sporco, perché così controllano meglio il territorio”. Abbiamo pensato a lungo a questa frase, riconoscendo che un luogo sporco, trasandato è in tensione, in guerra, mentre un luogo pulito è in armonia, in pace.
Per questo dal 2020 al titolo della corsa KeepCleanAndRun abbiamo voluto aggiungere “for Peace”. Abbiamo così corso nel 2020 da Cortina d’Ampezzo a Trieste lungo i luoghi della Prima guerra mondiale e nel 2021 lungo la Linea Gotica.
Accudire i nostri territori significa allevare la pace!
Sport e Ambiente: un connubio che per KCR e anche per le attività svolte da Viva il Verde si è rivelato veicolo efficace di comunicazione e aggregazione, acquisendo una rilevanza che ha portato a modificare le strategie di atleti e società sportive indirizzate ad inserire, all’interno delle proprie policy, elementi come la difesa delle risorse ambientali e la lotta all’inquinamento. Questa consapevolezza ha posto però il problema dell’impatto ambientale che si crea con alcune attività (organizzazioni di eventi, gestione di impianti) e la prevenzione e la corretta gestione dei rifiuti nell’ambito delle manifestazioni sportive. Quale è il suo punto di vista su questa tematica?
Ogni attività genera impatti, per non avere impatti non bisognerebbe fare nulla. Per fortuna si possono studiare preventivamente le azioni che si intendono fare e cercare di minimizzare al massimo le ricadute negative.
Oggi anche grandi eventi ricorrono a energie rinnovabili per ricaricare i device degli atleti, o per alimentare il palco e lo speakeraggio. Si utilizzano materiali riutilizzabili o biodegradabili e compostabili per le stoviglie quando sono previste ristorazioni. Si chiede agli sponsor di promuovere i propri marchi con sampling e gadget utili e riusabili e non con prodotti usa-e-getta. Si cerca di lasciare i luoghi delle manifestazioni migliori di come li si è trovati. Fortunatamente ci sono sempre più esempi positivi. Certo occorre una maggior progettualità e maggior attenzione nella preparazione degli eventi, ma una volta presa l’abitudine perfino divertente!
Quasi sono i prossimi appuntamenti e come avete bypassato i limiti posti dal Covid?
Nel 2020, data l’impossibilità di accompagnarmi nella mia corsa, a causa del Covid, abbiamo lanciato l’idea di correre “virtualmente” al mio fianco.
Per stimolare la partecipazione ci siamo anche inventati un algoritmo con tanto di classifica.
In pratica abbiamo assegnato un punteggio atletico in base alla distanza, al tempo e al dislivello corso e un punteggio ambientale in base alla quantità di rifiuti raccolti.
Quasi 300 persone hanno partecipato a quella che avevamo battezzato edizione pilota del campionato mondiale di plogging.
Visto il successo, quest’anno abbiamo deciso di organizzare la prima vera edizione del campionato mondiale.
Si terrà in Italia, dall’1 al 3 ottobre: la candidatura è stata vinta dalla Valle Pellice.
È ancora possibile concorrere per un pettorale, è sufficiente leggere bene il regolamento sul sito: Cliccando qui
Si può tentare di scalare la classifica partecipando alle gare qualificanti, ma anche attraverso sessioni di plogging ovunque ci si trovi.