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Sfalcio ridotto. Non prato incolto ma tutela della biodiversità.

Intervista di Anna Magli a Nicola Bressi, zoologo e divulgatore scientifico del Museo di Storia Naturale di Trieste.

Chi si lamenta che in alcuni giardini delle aree urbane, lo sfalcio non sia regolare e fatto ad opera d’arte, ignora probabilmente cosa sia “lo sfalcio ridotto” e quali sono i suoi vantaggi e benefici. Lo “sfalcio ridotto”, conosciuto anche come “differenziato” , significa che in alcune aree di parchi e giardini si lascerà crescere l’erba più del solito, tagliandola meno spesso. È una pratica che negli ultimi anni è stata messa in atto in varie altre città europee (tra cui Dublino, Francoforte e Cracovia) e italiane allo scopo di aumentare la biodiversità, cioè la varietà di specie presenti nell’ambiente, e non solo per risparmiare fondi per la gestione della vegetazione pubblica come hanno sostenuto alcuni , sebbene anche i vantaggi economici non manchino. Perché è importante lo sfalcio ridotto ce lo spiega il nostro ospite, Prof. Nicola Bressi, zoologo e divulgatore scientifico del Museo di Storia Naturale di Trieste.

Come si crea lo sfalcio ridotto? Quanto alta deve essere lasciata la vegetazione dei prati?
La modalità dello sfalcio dipende da vari fattori: posizione, zone interessate e  tipo di vegetazione delle aiuole. Non c’è una regola fissa. In linea generale l’erba dovrebbe essere lasciata alta qualche decina di centimetri. Non va fatto ovunque, ma in quelle aiuole che non sono deputate, ad esempio, ai giochi dei bambini. Ci sono cartelli con scritto “Non calpestare le aiuole” che indicano le aree adatte a questo tipo di sfalci. Lo sfalcio ridotto aiuta, come si sa, a tutelare la biodiversità ma aiuta anche , e forse questo è meno noto, al benessere degli alberi e di conseguenza al nostro stesso benessere. I tempi sono cambiati, il riscaldamento globale è ormai una realtà, il sole si fa sempre più cocente e le giornate calde, anzi caldissime, sono sempre più frequenti L’erba alta protegge  il terreno, quindi le radici  degli alberi, dai raggi solari. Riduce, in questo modo, la traspirazione del terreno perché quando l’erba si secca, forma uno strato isolante di paglia che isola appunto il terreno, impedendogli di perdere troppa acqua, di farla evaporare. Gli alberi quindi sono più sani, fanno più ombra , il calore non viene rimbalzato dal suolo arido e quindi anche noi, che magari passeggiamo in prossimità degli alberi, patiamo meno il caldo.  Dovremmo davvero considerare lo sfalcio ridotto, l’erba un po’ più alta, come un aiuto diretto anche al nostro benessere.

Una delle critiche più accese nei confronti dello sfalcio ridotto, è che l’erba alta aumenta gli insetti..
E’ vero, perché un tempo si credeva che tutta la biodiversità fosse nemica dell’uomo. Ora invece si è capito che in realtà, se aumenta il numero di insetti, prevalgono soprattutto le specie che sono antagoniste di quelle più fastidiose, come mosche, zanzare, cimici asiatiche. In mezzo allo sfalcio ridotto ci sono ragni, ci sono predatori , le api che impollinano i nostri fiori . Bisogna comprendere che aumentando la biodiversità globale, diminuisce  la percentuale di specie invasive e moleste.  Se invece desertificassimo le città, si rischia che le specie più adattabili, come appunto zanzare, mosche, tarme e cimici, prolifichino indisturbate. 

Proprio a Milano, dove questo esperimento  dello sfalcio ridotto è in atto, gli infettivologi sono insorti  perché temono che in questo modo si  favorirebbe la presenza di zanzare, molto temibili in vista del pericolo Dengue. Per non parlare delle zecche e delle malattie che trasmettono…
Le zanzare possono nascere esclusivamente in acqua: nell’erba possono sostare, ma non è mai l’erba a moltiplicarle. L’importante sarebbe accertarsi che non ci siano focolai di zanzare. Senza focolai le zanzare non prolificano neanche in una foresta amazzonica. Le zecche sono un problema diverso perché sono sparse dagli ungulati, dai cervi, dai caprioli. Nelle città, dove non abbiamo cervi e caprioli, la quantità di zecche è veramente ridottissima . Si sa bene che se qualcuno di noi, o dei nostri cani, prende le zecche è perché ha passeggiato in montagna o in campagna. L’erba alta, ripetiamo ancora una volta, va lasciata dove NON si cammina: nelle aiuole che non devono essere calpestate. 

La risposta degli entomologi  all’osservazione di cui sopra  è stata anche che nell’erba, oltre alle zanzare, proliferano specie antagoniste …
Parecchi studi dimostrano che  le specie antagoniste sono un ottimo deterrente per le zanzare contro cui, ricordiamolo, è aperta una lotta senza quartiere. Sta anche in noi, vigilando tombini, sottovasi  o qualsiasi deposito di acqua stagnante, ad evitare che si creino incubatoi di zanzare. Lo ripeto, non è un problema di erba: le zanzare hanno assolutamente bisogno di piccole acque sporche. E lo specifico perché così sfatiamo anche il mito degli stagni, con diversità di ranocchi e salamandre, che non producono assolutamente zanzare. Le zanzare stanno in piccole acque sporche e nelle città,  purtroppo, non hanno che l’imbarazzo della scelta. Oltre ai sottovasi ci sono i pneumatici abbandonati, le ciotole dei gatti e dei cani  che non vengono rinnovate con acqua pulita. Questi sono i luoghi di proliferazione delle zanzare, qui nascono e poi, ovviamente si accumulano nell’erba,  ma senza le acque sporche stagnanti il problema non si porrebbe. 

Un’altra osservazione contro gli sfalci ridotti, è stata che non possono esserci grandi vantaggi per api e farfalle, perché l’erba di città è sicuramente contaminata dall’inquinamento…
Abbiamo delle specie di api e farfalle che si sono adattate alla città. Anche se nei centri urbani ci sono  inquinanti, non è raro che l’erba di città sia meno inquinata di alcune zone rurali di monoculture, dove abbondano pesticidi e erbicidi.  Molti studi hanno dimostrato che alcune aiuole di città hanno più varietà di api e farfalle, che altre zone di campagna tenute a monocoltura di mais o di soia.
Gli sfalci ridotti e il giardino che ognuno di noi riesce a creare a casa propria, possono veramente aiutare perché non tutte le nostre città sono pesantemente inquinate. 

Grazie agli sfalci ridotti, inoltre, le piante erbacee che crescono in città possono completare il proprio ciclo vegetativo, e quindi fiorire e poi disperdere i propri semi…
Esatto, tenendo anche conto che i semi sono utili per gli uccelli di città, come rondini, merli e passeri, che si nutrono anche di insetti. Lo sfalcio ridotto, l’erba alta, dissuadono invece uccelli meno graditi come piccioni, gabbiani e cornacchie. Il ciclo si chiude, il suolo si arricchisce e si risparmia anche in fertilizzanti che, anche al loro meglio, sono poi sempre prodotti chimici. invasivi.