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BOM ART Trail, Marta Zucchinali: la bellezza della Land Art è il suo carattere effimero perché la natura,
col tempo, si riprende i suoi materiali.

Intervista di Anna Magli a Marta Zucchinali, artista.

Nel mese di giugno 2023 è stato inaugurato il suggestivo percorso tematico BOLOGNA MONTANA ART TRAIL, destinato ad escursionisti che potranno percorrerlo a piedi, bike e cavallo. Il percorso, che sarà ad anello ed è contestualizzato in una straordinaria ambientazione naturalistica e storica, avrà una lunghezza di circa 100 km ed attraverserà paesi dell’appennino tosco emiliano (Loiano, Monzuno, Monghidoro e Monterenzio, S. Benedetto Val di Sambro). BOLOGNA MONTANA ART TRAIL sarà davvero un itinerario fuori dai soliti schemi. Ogni anno, infatti, ospiterà una rassegna artistica dove, selezionati artisti, realizzeranno opere di Land Art avvalendosi di materiali prevalentemente naturali, come alberi, rami, sassi, terra ed altro. Le opere saranno installate in modalità permanente lungo il percorso con l’intento di realizzare nell’arco di alcuni anni una galleria a cielo aperto, lunga circa 100 km, costellata di decine e decine di opere di Land Art. Al momento sono presenti sul percorso già quattro opere che stanno destando molto interesse anche perché Bologna Montana Art Trail è l’unica proposta di Land Art così strutturata in tutto il Paese. Abbiamo pensato di conoscere meglio gli artisti che hanno aderito all’iniziativa e oggi iniziamo con “Baofès” “Il Soffione”, una suggestiva opera realizzata in legno, juta e setole. L’opera è installata sul percorso nel tratto di Monghidoro (Bo) ed è realizzata da Marta Zucchinali a cui rivolgiamo alcune domande per capire meglio il messaggio che ha voluto inviare con il suo lavoro.

Marta partiamo dalla sua formazione artistica.
E’ stato presso la scuola post-diploma di Botticino (Bs) che ho avuto le prime esperienze di restauro e scultura del legno. La consapevolezza di voler diventare un artista, una scultrice, è arrivata quando ho frequentato il primo simposio in cui ho conosciuto validi artisti della mia zona. Da allora ho frequentato anche simposi internazionali, che mi hanno dato l’opportunità di lavorare insieme ad artisti affermati e molto interessanti, con i quali c’è stato un proficuo scambio di tecniche e idee.

Come è nata la passione per la Land Art e quali sono stati i suoi primi lavori?
Il primo lavoro di Land Art è stato a Livigno, per realizzare, su un terreno erboso in forte pendenza, un’immagine che fosse visibile nella maggior parte della valle. Da allora mi sono proposta per immagini sempre più elaborate, da realizzare su larga scala, con materiali di origine naturale: foglie, rametti, pigne, farina bianca, petali colorati, foglie secche, trucioli…… Ho spesso coinvolto bambini e ragazzi nel completamento dell’opera. Ma l’aspetto che più contraddistingue la Land Art è il suo carattere effimero: ha una durata limitata, perché la natura si riprende i suoi materiali. Vento e pioggia la fanno durare poche ore o pochi giorni, ricordandoci, per quanto ci sforziamo di ignorarlo, che tutto passa, tutto si trasforma. Per installazioni con materiali più duraturi, si tratta di mesi; altre volte l’opera non scompare, ma entra far parte in modo sorprendente del paesaggio naturale. Mi riferisco anche ai miei Soffioni.
La motivazione che accompagna la sua opera , I Soffioni, racconta che il suo obiettivo è lanciare un messaggio alle generazioni più giovani. Che tipo di messaggio?
L’ispirazione mi è venuta dall’osservazione dei semi lanosi del tarassaco. Tutti da bambini ci abbiamo giocato. Ma allora, nel 2018, volevo realizzare qualcosa che rappresentasse la difficoltà per noi giovani di concretizzare il nostro destino, e la quasi ineluttabilità di spostarci all’estero per trovare un lavoro adeguato alla nostra preparazione:
“….Quando un fiore nasce da una fessura nel cemento, non pensi a quanta fatica ci ha messo, ma pensi che è forte più della roccia. Quindi volate miei soffioni, mettetecela tutta! Io credo in voi!”
Da allora i tempi non sono diventati più facili per noi, ma ancora non molliamo e voliamo, voliamo sempre più lontano per realizzare i nostri sogni.

Ci può descrivere il suo lavoro, il materiale usato e raccontarci la sua opinione sul progetto Bologna Montana Land Art?
I Soffioni sono un’installazione, cioè una scultura che si avvale di più materiali: legno per gambo e foglie, juta per i sepali e setole di origine naturale per i semi. Ciò permette al soffione di oscillare sotto pioggia e vento, in modo naturale, senza rompersi. L’altezza può variare da 2,5 a 3,5 m, creando per chi guarda lo stupore di sentirsi piccoli come Alice nel Paese delle Meraviglie. Se l’opera è inserita in un parco naturale, viene quasi il dubbio che possa essere una pianta vera. Il progetto “Bologna Montana Land Art” va pienamente nella direzione della convergenza tra natura ed arte. Le opere realizzate sorprendono per come possono sembrare allestite dalla natura stessa, con una curiosa coincidenza tra forme, come se fossero state plasmate dagli agenti atmosferici, e immagini artistiche che ne emergono. Qui non è solo l’uso dei materiali ed il carattere effimero a distinguere la Land Art, ma anche il suo apparente scaturire dal territorio stesso in cui è inserita.

L’artista di Land Art ama relazionarsi con la natura. Possiamo definirlo un artista solitario o ama integrarsi con altri artisti per progetti di più ampio respiro?
Apprezzo integrarmi con gli altri artisti. Collaborare permette progetti più ambiziosi, il fondersi di creatività diverse, ed ancor più porta ad imitare la natura nelle sue complesse manifestazioni.

Su cosa sta lavorando attualmente?
Ho appena terminato una collaborazione con Marco Martalar, l’autore del Drago di Lavarone, (un’opera monumentale realizzata dall’assemblaggio di migliaia di scarti di arbusti spazzati dalla Tempesta Vaia ), per la realizzazione dell’Airone a Quinzano.